Di Lisa Vittozzi e di Resurrezioni

È una storia lunga, è una storia che parte da molto lontano, parte da quei 23 punti che 5 anni fa a fine stagione separarono Lisa Vittozzi dalla coppa del mondo, andata alla connazionale Dorothea Wierer (prima italiana a raggiungere tale traguardo, poi bissato l’anno successivo). In quei 23 punti ci furono anche incomprensioni, litigi, veleni e quello che a soli 24 anni sembrava comunque poter essere il trampolino di lancio divenne in realtà una gabbia.

Qualcosa si è rotto lì e da quel momento ha iniziato ad aprire un varco nelle certezze tecniche e mentali di Lisa. Ero ad Anterselva l’anno dopo per i mondiali e nella mass start l’ho vista fare il big 5, ovvero sbagliare tutti e 5 i bersagli di un poligono, un evento raro, specie per biatlete di questo livello. Il primo big 5 della sua carriera. Arrivò ultima, 30esima su 30. Certo può capitare. La stagione non fu fallimentare, certo fu un netto passo indietro rispetto all’anno precedente, decima nella generale e nessuna vittoria.

L’anno successivo andò con la stessa tendenza: ancora nessuna vittoria, un altro big 5 a terra e 16esimo posto nella generale. Involuzione. Soprattutto nel tiro: nella stagione del secondo posto nella generale aveva sparato con l’87,9%, settima, l’anno dopo aveva sparato con l’80,3%, trentatreesima, l’anno dopo ancora aveva peggiorato ulteriormente: 78%, 44esima.

Ma l’anno peggiore doveva ancora arrivare: nella stagione 2021/2022 Lisa ha toccato il fondo: 4 big 5, di cui 3 in pratica in gare consecutive…e che gare: Individuale e Mass Start di Anterselva, più Individuale ai giochi olimpici. Tutti, come i due collezionati negli anni precedenti, nei poligoni a terra. Parlare del 31esimo posto nella classifica generale della coppa del mondo alla fine di quella stagione è quasi pleonastico. La percentuale dei bersagli colpiti a fine anno recita un laconico 71%, 57esima.

Dicono che una volta toccato il fondo, non resta che salire. In realtà non è così e non è questione che si può sempre scavare, è questione che si può anche semplicemente restare su quel fondo. La risalita non è garantita, non è gratis. La resurrezione non è un miracolo, non è un dono piovuto dall’alto. Da quel fondo Lisa Vittozzi è stata in grado di risalire, c’era bisogno di una spinta, di un reset, di qualcosa che le permettesse di vedere il momento da un punto di vista differente: tutto questo probabilmente è stato Jonne Kähkonen, allenatore di tiro finlandese che l’ha messa nella condizione di guardare verso l’alto. Al resto ci ha pensato lei.

L’anno successivo sono tornate le vittorie (l’individuale a Ruhpolding ed annessa coppa di specialità), sono tornate le percentuali (88,3%, settima), è tornata la Lisa che conoscevamo (terza nella generale a fine anno, dietro a Simon e Wierer).

Il resto è storia recente: una stagione in cui è uscita dalla top 10 solo 3 volte e l’unica volta che non si è piazzata nelle prime 20 è quando ormai più che il suo risultato contava quello della rivale (l’ultima gara, domenica sera). Un mostro di continuità che però non sarebbe bastato per vincere la coppa del mondo, perché (anche giustamente) l’attuale sistema dei punteggi premia molto le vittorie…ed ecco che nell’ultima tappa sono arrivate anche quelle: 2, consecutive, la zampata della campionessa, la miglior Lisa di sempre al poligono, la miglior Lisa di sempre sugli sci, nel momento più importante della stagione. Ed è arrivata la coppa di cristallo.

Quest’anno Lisa ha sparato con il 93,1%. Solo Vanessa Voigt (tra quelle con più di 100 tentativi) ha fatto meglio (93,3%, cioè 393/420 contro 391/420).

Non c’è bisogno di andare all’inferno per raggiungere il paradiso, ma se ci passi attraverso poi il sapore del successo ha un sapore più dolce. Grazie Lisa, grazie per non aver mollato, goditela, è tutta tua.

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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