La pagella di fine Giro

Giugno è periodo di pagelle e questo è il momento in cui si studia come un Leopardi per recuperare quel 6 ed evitarsi gli esami di riparazione. Al Giro invece non si può più recuperare, il gioco è fatto ed è stato un gran gioco, pieno di imprese e sali scendi, ma è finito e ci sono già i promossi e i bocciati. Anche qua ci sono esami di riparazioni sparsi per tutta l’estate e tutto il mondo, si chiamano Tour, Vuelta, Olimpiadi, ecc ecc…ma quelle sono altre storie da raccontare e che vi racconteremo. Ora c’è solo da “capire” che giro è stato.

Giro, Celebration time Nibali

Celebration time

Vincenzo Nibali. Voto 9,5. Ho provato a fare una media tra il voto che meritava il suo Giro sino a giovedì (4) e quello che si meritano le ultime due tappe di montagna (infinito). Era spacciato e poi come Aru l’anno scorso ha chiuso il Giro in un crescendo imperiale. Epico. Un uomo in missione lungo 6 gran premi della montagna. La sua “tre settimane” è un film che non ci stancheremo mai di rivedere.

Steven Kruijswijk. Voto 9. Un voto in meno rispetto alla perfezione quale era stata la sua corsa sino a quella curva tra gelo e nuvole. In quel capitombolo sono finiti i suoi sogni di gloria, anche se la realtà successiva (l’assunzione di ogni colpa per l’errore, la fatica, la microfrattura alle costole ed una tappa corsa con il dolore parcheggiato in ammiraglia) ce l’ha fatto apprezzare allo stesso modo, se non di più. Il mondo del ciclismo è maledetto, non sempre ti dà seconde chance, ma lui è nel pieno della carriera per un corridore da GT (28 anni, a breve 29) e stando a ProCyclingStats è pure in scadenza di contratto, c’è margine per fare lo step successivo.

Esteban Chaves. Voto 9. Un giro di una solidità imbarazzante. Benché abbia conquistato la maglia rosa proprio alla penultima tappa, è stata la terza settimana a vederlo in leggero calo (peraltro parliamo di calo rispetto ad un Nibali spaziale, il contesto spesso fa la differenza). Commovente il suo mondo e il suo modo di affrontare tanto la vittoria quanto la sconfitta. Non vediamo l’ora di rivederlo in sella alla Vuelta.

Alejandro Valverde. Voto 8,5. Avrei dato 9 anche a lui. Ma poi mi son sentito troppo buono. Al di là del numero, Valverde s’è confermato il fenomeno che è: 1-ha vinto una tappa da Valverde, tatticamente spietato, atleticamente perfetto. 2-ha conquistato l’ottavo podio in un GT il primo al Giro alla sua prima partecipazione arrivando a 77 secondi dalla maglia rosa. Ha finito in crescendo, difendendosi anche molto bene sopra quei 2000 metri da sempre il suo (unico?) tallone d’achille. Chi più, chi meno, l’abbiamo odiato come rivale lungo tutti questi anni, alla fine tutti sentiremo la sua mancanza quando si ritirerà.

Bob Jungels. Voto 8,5. Alla Trek si staranno fustigando guardando gli highlights della sua corsa Rosa e Bianca. Classe 1992, noi dal divano di casa non potevamo immaginare i suoi limiti, ma loro che lo allenavano forse avrebbero dovuto immaginarne le potenzialità. Da cronoman/passista gregario a passista/scalatore con vista sulla generale: le performance di queste tre settimane vanno confermate, ma alla Etixx hanno già l’acquolina in bocca. A proposito di Etixx, con Brambilla e Trentin su tutti (voti altissimi per loro), la squadra s’è tolta molte soddisfazioni più al Giro che nelle classiche del nord.

Diego Ulissi. Voto 8,5. Il giro è la sua corsa, riesce sempre a trovare il modo di togliersi delle gran soddisfazioni. 2 vittorie di tappa e un finale sulle Alpi francesi da stare con i migliori. E da fargli venire in mente delle strane idee. Qui lo dico e qui non lo nego: impostarlo come uomo da classifica mi convince davvero poco, un conto è avere delle buone giornate sulle tappe di montagna, un conto è correre per fare top 5. Rincorrere progetti inarrivabili spesso genera mostri.

Giro, Ulissi cacciatore di tappe: voto 10.

Ulissi, cacciatore di tappe

Darwin Atapuma. Voto 8. Ha cercato quasi disperatamente una vittoria per 3 settimane, ma si consolerà con una top 10 dolcissima. L’unico a riuscire a fare classifica tra i devoti alla fuga di questo Giro. Tra questi il suo compagno di squadra, Daniel Oss, merita 6,5 (primo per km in fuga del Giro), alla fine non è riuscito a vincere nessuna tappa (la BMC tutta è rimasta a bocca asciutta), ma è andato all’attacco ogni giorno, lo sforzo fatto gli vale più della sufficienza.

Michele Scarponi. Voto 8. Nella definizione di “gregario” ora troviamo il link a “Scarponi, Giro 2016”. In queste 21 tappe ha dimostrato in sella, davanti ad un microfono e probabilmente anche dentro ad una stanza di albergo cosa significa essere al fianco del proprio capitano. Determinante nella vittoria finale sotto ogni aspetto. Finisce addirittura 16esimo nella generale, davanti a Pozzovivo, tanto per intenderci.

Ilnur Zakarin. Voto 7. Forse con lui sono troppo buono, anche per lo spavento che c’ha fatto prendere con quella ripresa dall’elicottero in cui abbiamo temuto davvero il peggio. Se si trattasse solo di pedalare il russo sarebbe tra i top del mondo, poi invece bisogna pure guidarla la bici. Cade 3 volte alla crono e dice quasi addio ai sogni di podio, cade di nuovo giù per il Colle dell’Agnello, dopo aver rischiato di cadere in salita (!!!) e dice proprio addio al Giro. Il voto è alto perché a differenza di altri nella top 10, lui qualche azione o qualche tentativo di far saltare la corsa l’ha fatto.

Damiano Cunego. Voto 6,5. Ha corso un Giro da protagonista. A 34 anni, dopo stagioni piuttosto anonime, già tanto basta per la sufficienza. Che sarebbe stata ancora più corposa se fosse riuscito ad entrare anche nell’ultima fuga (c’aveva anche provato) per confermare una maglia blu che ha indossato per 10 tappe ma che non indossa a Torino.

Rafal Majka. Voto 5,5. “Ma come fa top 5 e non gli dai la sufficienza?” Sono spietato, specie con chi non fa nulla per tre settimane. Sinceramente gli avrei dato un 6, seppur stiracchiato, poi verso Risoul nel gruppetto degli inseguitori ha avuto l’ardire di lamentarsi con gli altri che non tiravano.

Rigoberto Uran. Voto 5. Finisce in crescendo come ci ha abituato a fare nei grandi giri, ma la sua classifica era ampiamente già compromessa e per demeriti/mancanze tutte sue, in particolar modo le crono così deludenti hanno offuscato ogni altra prestazione, comprese quelle al microfono con la De Stefano. Finisce nella top 10, ma in un Giro così aperto fosse stato l’Uran che abbiamo imparato a conoscere avrebbe battagliato per il podio, podio che in realtà non ha mai visto da vicino.

Domenico Pozzovivo. Voto 5. Quando la corsa si accendeva era il primo a posizionarsi nell’ultimo vagone del treno dei migliori. Mai una azione, sempre al gancio. Le occasioni perse nella sua carriera sono altre. Ma un Giro così incolore non me lo aspettavo.

Davide Formolo. Voto 4,5. Il Giro dell’anno scorso un po’ ci aveva illuso. Da allora non è più riuscito a mostrare quella bella pedalata e a far parlare di sé. Paradossalmente Dombrowski (stessa squadra, un anno di differenza, voto 6), pur arrivandogli dietro in classifica, ha fatto un Giro molto più interessante, riuscendo a mettersi in mostra almeno in alcune tappe. Roccia no. Ma è giovane, almeno la pazienza gliela dobbiamo. Tempo per recuperare un bel voto c’è.

Mikel Landa. Voto 4. Era la sua grande occasione, s’è sciolto ancor prima di giocarsela. È lui la più grande delusione del Giro. Avrà altre chance da leader? Probabilmente sì, ma prima c’è da capire cosa non è andato in questo Giro. Poi il resto della sua stagione dipenderà molto dalla squadra. Portarselo al Tour moderatamente fresco come ultimissimo gregario di Froome potrebbe già fargli perdere la Vuelta e allora se ne riparlerebbe per l’anno prossimo.

Moreno Moser. Voto “un abbraccio”. A proposito di giovani che poi hanno avuto delle difficoltà negli anni successivi al debutto, Moreno ne è uno dei rappresentanti migliori degli ultimi anni. Per questo quando a Pinerolo la Etixx l’ha beffato in quella maniera ci si è stretto il cuore.

La sfiga di Moser...non è venuto nemmeno in foto.

La sfiga di Moser…non è venuto nemmeno in foto.

La famiglia di Chaves. Voto “Viva lo sport”

Velocisti italiani e velocisti stranieri che si ritirano anzi tempo. Voto “era meglio andare tutti al mare”

Per avere una vittoria in volata dei nostri pur buoni velocisti abbiamo dovuto aspettare Torino con il parco ruote veloci più che decimato….e poi ce l’hanno pure tolta (comunque giustamente). Nizzolo non riesce proprio a vincere, quanto meno si consola con un’altra maglia rossa (e non mi pare poco, voto 7).

Giro in RAI. Voto alla quantità 9. Non meritano il 10 solo per questa sbavatura: tra Prima Diretta (le immagini live in esclusiva della corsa ancor prima che si possano collegare gli altri) e la diretta internazionale loro cosa fanno? Mandano il TG sportivo. E il telespettatore munito di pay tv cosa fa? Cambia canale e trova il live su Eurosport. Autogol. Voto alla qualità “non ci siamo”. Tra tutto voglio sottolineare le performance di Alessandro “Se Siutsou vincesse la tappa, rovinerebbe il Giro” Fabretti: ogni volta che apre bocca pare uno al bar che non ha mai visto mezza corsa di ciclismo, ma che non si esime dallo sparare giudizi, eppure lui l’ha seguite anche in moto le corse quindi barrare opzione 2 “l’ha viste ma non le ha mai capite”. L’anno scorso parlava, anzi gridava letteralmente nel microfono che Aru era il vincitore morale, quest’anno dice che se Kruijswijk non ha mai vinto un grande giro (a 28/29 anni non a 35 eh…) un motivo ci sarà (peraltro l’olandese è il primo a non aver cercato scuse, non ha bisogno di uno come Fabretti per saperlo). I vincitori morali o valgono per tutti (per noi, per inciso, sono una delle cazzate più grosse dello sport) oppure non valgono per nessuno, non in base alla comodità della propria partigianeria “morale”. Poi ci sono i fuorionda che danno sempre quel retrogusto di “amatorialità” alla cosa, eppure sono la RAI. E continuano a far intervenire Cipollini che più che gettar benzina in maniera più o meno diretta sul fuoco dei sospetti sui corridori (sempre stranieri….) non fa. Mah. Su Eurosport, sinceramente, sembrano molto, ma molto più onesti/obiettivi nel raccontare le cose, senza togliere il fatto che siano, giustamente, contenti quando vince un italiano.

Il GPS. Voto 0….anzi 7…no forse 33….più di un minuto? Va benissimo tenerlo lì per le tappe “lineari” nel senso con la fuga e il gruppo che tira. Ma sulle montagne, con pendenze variabili e gruppetti ovunque, perché non torniamo a fare come una volta: diamo un cronometro a De Luca* e socio e facciamoli fermare per misurare o a passarsi indicazioni su dove far scattare le misurazioni. Sono lì apposta e sarebbe molto più utile che sentirci dire “c’è un sacco di gente ad aspettare il passaggio dei ciclisti”.

*Trascrizione audio fedele, De Luca: “ai meno 4 1’37” il ritardo di Valverde da Vincenzo Nibali, 1’30” da Chaves… uno…eh..scusate…1’44” da Chaves…1’37 da Nibali, 1’44” da Chaves… anzi è il contrario chiedo scus..ah no…è giusto… scusate, a voi la linea”

Bella lotta, De Luca vs GPS.

Il pubblico (malato di protagonismo). Voto 3. Precisiamo: vuoi vestirti da canguro? Vuoi metterti nudo e fare il pagliaccio in TV? Va benissimo, non sta a me fare il bacchettone e se ti diverti, nessun problema. Ma non stare a correre affianco ai corridori. Il tuo egocentrismo finisce nel momento in cui diventi un problema per la corsa che al di là del tuo costume bizzarro resta pur sempre la cosa che tutti sono (o dovrebbero essere) lì a vedere e a tifare. Se poi iniziamo pure ad accendere fumogeni allora addio fiducia nell’umanità. Grazie al cielo è pieno di gente che si limita a stare sul ciglio della strada e ad urlare tutto il proprio incitamento, voto 9 a loro: contribuiscono in maniera sana a rendere il ciclismo qualcosa per cui vale la pena farsi venire i brividi.

Giro, fumogeni senza senso

Il senso?

Giro d’Italia. Voto 10: siamo talmente abituati a lamentarci del fatto che “non si può partire dall’Olanda”, che poi quasi ci dimentichiamo del resto. Intanto si parte dall’Olanda perché così poi si può andare a Catanzaro, non è una questione geografica ma di vil necessaria pecunia. Sistemato l’incipit, peraltro sempre ben accolto dagli stranieri sulle strade, non ci resta che l’elogio al resto: non più di due tappe “banali”. È stato un Giro disegnato benissimo, interpretato ancora meglio. E per una volta anche il meteo è stato (quasi) sempre comprensivo dando meno spazio possibile alla gestione in corsa di fare casino (Vegni quando può, nel dubbio, comunque neutralizza!). Su tutti voglio elogiare gli ultimi 5 km del Colle dell’Agnello, per un attimo non solo eravamo a 2800 metri di altitudine, ma sembrava di essere nel 1950. Grazie Giro, anche questa volta non c’hai tradito.

Giro 1956

Giro 1956

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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48 risposte

  1. viverestanca ha detto:

    Grandi Quelchepassa, ottime queste pagelle.
    Se posso, avrei aggiunto il voto per Brambilla che si è comportato alla grande e, chissà, magari questo è solo l’inizio.
    Seconda cosa in relazione al percorso, mi sento di aggiungere una citazione per la tappa sulle dolomiti, quando mandavano le immagini dall’elicottero a me venivano gli occhi a forma di cuore.

    • azazelli ha detto:

      Vero, per Brambilla (e Trentin) mi sono limitato a “voti altissimi” senza entrare troppo nel dettaglio, l’avrebbe sicuramente meritato.

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