4-3-3: Garcia vs Zeman. Stesso modulo diversi risultati

La Roma capolista a punteggio pieno del campionato di Serie A, con vittore a S.Siro contro l’Inter e nello scontro diretto col Napoli, è la stessa società che a Maggio, dopo la tragica sconfitta nel derby di finale di Coppa Italia, sembrava sul punto di esplodere.

In estate ci sono state tante parole, quasi mai felici, partenze illustri, cessioni storiche molto vicine, e un raduno iniziato con la contestazione dei tifosi, per una squadra che si presentava con un allenatore nuovo, non da copertina, e parecchi volti nuovi che dovevano dimostrare di poter dare una svolta positiva ad una squadra che negli ultimi 2 anni ha vissuto tanto nel buio più che nella luce.

Rudi Garcia veniva da Lille, dove nel 2011 aveva vinto a sorpresa, ma con una squadra di talento, la Ligue 1 e la Coppa di Francia

Aveva parecchi estimatori, ma non era nelle prime pagine delle grandi squadre e il suo arrivo a Roma è stato una conseguenza di parecchi rifiuti estivi, più che una scelta primaria, in più portava un sistema di gioco, il 4-3-3, che era stato lo stesso usato prima da Luis Enrique e poi da Zeman nelle due ultime fallimentari annate.

Proprio il brutto secondo matrimonio del popolo della Roma con il suo vecchio condottiero Zeman, che col suo 433 aveva fatto innamorare tanti giallorossi negli anni 90, pur non portando grandi vittorie, aveva portato parecchi dubbi sulla possibilità di un cambiamento in positivo da parte del nuovo tecnico.

Fin da subito però si è visto che pur proponendo un modulo identico al passato, Garcia ha delle concezioni di calcio che sono molto diverse da Zeman, e che per il momento stanno pagando dividendi altissimi rispetto a quelli portati dal suo predecessore.

Zeman usa un 433 molto “talebano”, in cui i concetti fondamentali sono espressi fino allo sfinimento e non possono essere quasi mai cambiati.

Difesa alta, pressione ultra offensiva, mezzali che più che far gioco con la palla, sono chiamate a essere protagoniste senza, tagli continui verso la porta delle due ali e ricerca esasperata della sovrapposizione esterna, sia con i laterali bassi, che con le mezzali.

I problemi con un senatore come Daniele De Rossi e con Osvaldo erano venuti proprio dai dettami tattici dell’allenatore boemo, che predilige un mediano basso che sia più regista puro e metronomo, che interditore e portatore di gioco per altri, perciò spazio al tanto critico Tachsidis e parecchia panchina per Capitan Futuro, mentre per Osvaldo c’era la volontà di Zeman di avere una punta centrale che facesse un movimento quasi continuo ad aprire spazi e successivamente attaccare la pronfondità, cosa che l’italo-argentino per caratteristiche garantiva con poca costanza, viste le sue doti di attaccante d’area, che predilige creare personalmente o attraverso una rifinitura esterna.

Il problema però è che tutte queste caratteristiche non si son viste e come spesso è accaduto nella storia di Zeman, quando le sue squadre non eseguono alla perfezione i suoi dettami, tendono ad implodere e fare molto male.

La mancanza di pressing feroce in primis, che quindi esponeva la difesa alta ad attacchi troppo facili o ripartenze con troppo spazio e quindi tanti goal subiti, la lentezza di manovra del centrocampo, troppi giocatori con caratteristiche di gioco che preferivano la palla sui piedi piuttosto che il movimento senza palla e la stagione estremamente deludente dei laterali bassi hanno determinato il fallimento del progetto Zeman.

Ed è proprio dall’equilibrio e dal ritorno ai dogmi della storia recente giallorossa da cui è partito Garcia per costruire la sua Roma, che sta stupendo il campionato italiano.

Ha riportato al centro del progetto, letteralmente, due giocatori fondamentali per tutto il mondo giallorosso come Totti e De Rossi.

De Rossi come vertice basso del trio di centrocampo, a fare di primo interditore nella zona nevralgica del campo e anche ultimo difensore aggiunto nelle situazioni di ripartenza veloce degli avversari, nonchè distributore sicuro di palloni per le mezzali Strootman e Pjanic e per lo stesso Totti.

Un mediano basso come De Rossi aiuta anche i laterali bassi ad essere più sicuri nell’avanzata offensiva, che da Maicon può essere abbastanza prevedibile, ma che soprende per quanto riguarda Balzaretti, che sembrava un ex giocatore nella passata stagione.

Il terzino ex Palermo in più, è notevolmente agevolato anche da un’altra idea di Garcia, quella di posizionare una mezzala come Strootman, che oltre ad essere un ottimo centrocampista costruttivo è anche validissimo nella fase difensiva e quindi riesce a dare una copertura maggiore rispetto alle mezzali del gioco di Zeman.

La presenza quindi di De Rossi e Strootman, e la compattezza maggiore della difesa, nonchè l’equilibrio maggiore dettato da un atteggiamento meno spregiudicato (posizionamento più basso, densità nella trequarti davanti alla difesa, movimenti più dinamici negli adeguamenti che non danno mai troppi spazi all’avversario) ha reso la Roma una squadra passata dall’essere la peggior difesa della Serie A con Zeman, alla migliore di quest’inizio di stagione con un solo goal subito in 9 giornate.

Oltretutto la presenza di un’ala atipica come Florenzi permette di posizionarsi in fase difensiva con un solido 4-4-2, che aiuta anche la fase di pressing, meno alta rispetto a quella di Zeman, ma sistematica quando l’avversario arriva dalla metà campo in avanti.

In fase offensiva la differenza fondamentale è la presenza di Totti come centravanti atipico, dai cui passa più di metà del gioco con i suoi movimenti a scendere per ricevere il pallone e lì, oltre a dialogare con Pjanic e Strootman, servire direttamente i tagli delle due ali, Gervinho da una parte e Florenzi dall’altra, che giocano spesso senza palla con inserimenti in profondità tra terzino e centrale difensivo.

In più Pjanic che con Zeman era costretto ad un lavoro diverso dalle sue caratteristiche, con Garcia parte da mezzala, ma in costruzione si alza sulla trequarti a formare un 4-2-3-1 che ricorda l’ultima grande Roma vincente, quella di Spalletti, e da lì diventa una pedina che con la palla crea molte delle situazioni pericolose. Lui e Strootman sono mezzali completamente diverse come caratteristiche da quelle di Zeman, giocatori che giocano molto di più con la palla che senza.

Queste caratteristiche del centrocampo e la posizione di Totti permettono un possesso di palla molto più vivo nella metà campo offensiva e garantisce qualità anche negli scarichi sui movimenti senza palla di Gervinho (altra scoperta di Garcia, dopo le difficoltà viste all’Arsenal) e di Florenzi e sugli inserimenti da dietro che a turno fanno i centrocampisti, i laterali bassi e anche i difensori centrali (vedasi il goal di Benatia contro la Samp).

Un ritorno al passato, ad una Roma che fa della qualità del palleggio il suo marchio offensivo, più dinamico rispetto a quello compassato della gestione Luis Enrique e più costante rispetto a quello proposto da Zeman.

Qualità del palleggio e compattezza nella fase senza palla, che hanno permesso i risultati incredibili di questo inizio stagione e che dimostrano che pur giocando con lo stesso modulo, le idee diverse nell’applicarlo e la mentalità, possono garantire risultati estremamente diversi.

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2 risposte

  1. piescic ha detto:

    E dire che Garcia è arrivato perché Allegri non si è mosso da Milano…
    I misteri del calcio.
    Provo a buttarla lì: riprendendo un concetto più cestistico che calcistico, quanto può aver influito il fatto che i giocatori hanno deciso di “sposare il progetto” Garcia? Perchè va bene avere i giocatori di qualità, ma se questi giocano come il De Rossi dello scorso anno (che definire svogliato sembrerebbe un eufemismo) non credo che fai molta strada (ogni riferimento ad una delle due squadre di Milano è puramente casuale).
    Il lavoro di Garcia lo vedo prinicipalmente in questo: la Roma ora è una squadra.
    PS: il concetto di calcio che aveva Luis Enrique a me non dispiaceva, ma in Italia non c’è la mentalità di giocare a quella maniera.

  2. mlbarza ha detto:

    Le differenze sono secondo me fondamentalmente 3:

    – La squadra è molto più attenta alla fase di copertura e ripartenza di quanto non fossero quelle di L.Enrique e Zeman. Vuoi per un atteggiamento generale, vuoi per dei giocatori più adatti a farlo, come Strootman che è assolutamente fenomenale finora o come Benatia che ad esempio mi sembra abbia un rendimento decisamente più alto del tanto decantato Marquinhos venduto a peso d’oro.

    – In fase di ripartenza la squadra ha giocatori molto più adatti a farlo rispetto a prima: veder “riempire le corsie” da parte di Strootman, Maicon, Balzaretti, Florenzi e Gervinho è un piacere per gli amanti di questa fase del gioco. E di questo se ne giovano anche gli iniziatori delle ripartenze, che siano Strootman stesso, piuttosto che De Rossi o Pjanic.

    – Corrono, corrono, corrono. Anche senza i famigerati gradoni zemaniani, mi pare che questi abbiano una forma fisica e mentale clamorosa. E’ ovvio che Garcia oltre ad aver sicuramente usato delle buone metodologie in preparazione, sia entrato nella testa dei suoi e li abbia convinti delle sue idee. Che è poi la prima cosa che deve fare un allenatore.

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