El dia menos pensado 3

Consiglio: il tempo di lettura stimato è di 3 minuti, se fate play sul video qui sotto, avete anche la colonna sonora che vi accompagna fino alla fine…

El dia menos pensado è un viaggio all’interno di luoghi e di menti nuovi per l’appassionato. Ti porta sul bus prima di una tappa, in ammiraglia durante una monumento, in sala massaggi alla sera. Ti racconta tanto il ciclista quanto il direttore sportivo, dentro e fuori di sella, dentro e fuori di gara. È un dietro le quinte, è una sbirciata all’ingranaggio che fa girare tanto la ruota, quanto la testa delle persone.

La prima stagione, sia in quanto novità, sia per argomenti trattati, resta per me uno dei documentari sportivi più belli e più significativi che abbia mai visto. Poi bisogna essere fortunati di capitare dentro a stagioni particolari e il 2019 delle Movistar (anno di cui è argomento la prima stagione) oggettivamente lo è stato.

Qui però voglio parlarvi di questa terza edizione, una edizione tanto attesa: uscita in Spagna a febbraio, aggiunta su Netflix solo poche settimane fa, peraltro ben nascosta. Per accedervi bisogna cambiare la lingua del proprio profilo in inglese e miracolosamente poi comparirà la “season 3”. La visione poi non permette lingua diversa dalla spagnola e non ha i sottotitoli in italiano (bisogna arrangiarsi con l’inglese nel caso).

In questi anni in Movistar ci hanno abituato ad addii turbolenti, nelle passate edizioni le vicende Quintana e Carapaz sono state raccontate in maniera esaustiva, ma in quest’ultima stagione bisogna ammettere che il livello si è decisamente alzato con Soler e soprattutto con l’addio tanto turbolento quando oggettivamente unico nel genere e nei modi di Miguel Angel Lopez.

Blackout

Lo sguardo del colombiano nei pezzi di documentario in cui racconta la vicenda (a distanza di mesi) è un lascia passare per arrivare alla sua anima tormentata, ancora in tumulto per quel giorno o forse sarebbe meglio dire quei giorni, perché qualcosa, come si evidenzia già dalle prime puntate, si era rotto già qualche tappa prima del blackout definitivo.

Una delle cose più affascinanti del ciclismo è, secondo me, proprio l’essere al tempo stesso uno sport individuale, ma tremendamente di squadra. Come nel tennis o nella boxe, il ciclista è solo e sa che dovrà trovare dentro se stesso la via per battere l’avversario, anzi, qua, rispetto alla tennis o alla boxe, non si tratta di battere un solo avversario ma un gruppo. È un equilibrio personale mentale e fisico davvero sottile, non sono solo le gambe o i polmoni. C’è la testa a complicare tutto.

Ma a questo si aggiunge poi l’aspetto del gioco di squadra, l’essere (nell’esempio di Lopez) il finalizzatore di un lavoro di altri uomini, che si sono sacrificati per te. Il ciclismo è anche spogliatoio, appartenenza, regole non scritte, doveri morali, fratellanza, famiglia. Non è solo Lopez vs Haig, come nella fattispecie, ma è Lopez vs Haig grazie a Imanol, Verona, Rojillas (Rojas), i gregari, ed anche grazie a Patxi Vila, Chente Garcia ed Unzue, i direttori sportivi. È l’egoismo di Mas (o per lo meno così l’ha percepito Lopez) o quello di Soler (o così l’hanno percepito alcuni DS presenti al Giro) per citare anche l’altro filone di questa terza stagione.

In questa botta di realismo e sentimenti, ho apprezzato particolarmente una scena che invece non è entrata nel documentario. L’assenza delle telecamere nel confronto e nelle scuse con la squadra la sera stessa del ritiro mi ha reso il documentario ancora più vero, più vivo. Come poi è stato emozionante invece il saluto commosso con i direttori sportivi e la consapevolezza di aver fatto un’errore gigantesco, ma contestualmente le ferme e forti motivazioni dello stesso.

El dia menos pensado 3 ci porta dentro a queste dinamiche che uno può solo immaginare, è uno zoom su un blackout sicuramente sportivo ma anche umano (nemmeno l’intercessione via telefono della moglie e la carta dei 4 figli è valsa qualcosa). È ciclismo, è sport, è vita.

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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