Super Wild Card Weekend NFL – Preview

Dopo Week 1, questo è il weekend più bello dell’anno. L’aumento da 6 a 7 squadre per conference ancora non ci convince del tutto, ma, al di là del valore delle settime qualificate, se questo vuol dire 2 partite in più da dentro o fuori a gennaio, beh, ben venga e si gode.

#5 Las Vegas Raiders @ #4 Cincinnati Bengals (di aza)

Sabato 15 gennaio, ore 22.30

Si parte sabato sera subito col botto, perché questa è la sfida più intrigante di tutto il lotto di 6 che andremo a scartare.

Cincinnati, pur se con qualche inciampo di troppo (leggasi le sconfitte con Bears e Jets), arrivano al mese di gennaio lanciatissima: a dicembre i Bengals hanno battuto i Chiefs (costando loro il seed n.1), in stagione hanno vittorie anche contro Ravens (sweep, Lamar Jackson incluso), Steelers (2-0 anche con loro) Raiders (appunto…), Vikings e poi perso di misura con 49ers e Packers, insomma il calendario non è stato facile, ma le quality win (e lose) ci sono eccome.

Di contro i Raiders sono passati dall’essere fuori ad agguantare il miglior seed tra le non vincenti divisionali. La loro stagione meriterebbe un documentario, come al solito, più del solito: tra intrighi di potere, licenziamenti di allenatori per email mandate anni fa, risarcimenti milionari, cronache (ahinoi) giudiziarie, special team coach elevati ad head coach, infortuni vari, ecc ecc ecc…in tutto questo poi c’era una squadra data per ormai fuori dai giochi quelle 3 4 5 6 volte ed invece, eccoli qua.

Attacco Raiders vs Difesa Bengals

Hanno perso Ruggs (protagonista di un incidente da ubriaco che ha provocato la morte di una donna: addio), ma l’attacco aereo ha saputo trovare nuovi equilibri, soprattutto attorno a Renfrow ed alla sua capacità di entrare dentro le pieghe che si formano tra linebacker e defensive back. L’ex Clemson è quanto più lontano, come tipologia di giocatore, ci possa essere da Ruggs che è uscito di scena quasi in concomitanza con il siluramento di Gruden (una settimana dopo): Bisaccia e il suo staff ci hanno messo un po’ per riadattare l’attacco ma esserci riusciti comunque in così poco tempo e con questa efficacia è davvero impressionante.

Il ruolo, come carattistiche, di Ruggs è stato invece preso da Zay Jones, ovviamente talento e mani di 2 3 tier più in basso rispetto all’ex Alabama, ma velocità da non sottovalutare. Ed anche il reparto di TE ha cercato di sopperire le assenze (per infortuni) di Waller con un Moreau a tratti convincente.

Insomma Derek Carr non si è di certo annoiato durante questa stagione, ha dovuto spesso adattarsi a situazioni cangianti attorno a lui (anche Jacobs ha saltato snap e match) e l’ha fatto oggettivamente bene. Possiamo dire che non sarà mai un QB Elite, un Rodgers, un Mahomes, ma ha consolidato il suo status anche in questa stagione di un quarterback che dietro ai mammasantissima ci sta agilmente.

Ecco questo potrebbe essere il matchup a favore dei Raiders attraverso il quale rendere la partita davvero interessante: Cincinnati infatti pur avendo buoni giocatori nelle secondarie (Awuzie, ex Dallas, su tutti), concede molto per via aerea.

Da tenere d’occhio per le guerre in trincea soprattutto Trey Hendrickson, acquisito la scorsa offseason, che ha confermato l’ottima (ultima) annata fatta ai Saints (13,5 sack nel 2020, 14 quest’anno).

Attacco Bengals vs Difesa Raiders

Burrow arriva da un mese stellare, le ultime due partite giocate contro Ravens e Chiefs (ha riposato in week 18) sono i classici statement game che ti fanno conquistare le home page dei siti (oltre che la division più illeggibile dell’anno, la AFC North).

Attenzione però: qual è stata la peggior partita dell’anno del QB di Cincinnati? Esattamente, quella contro i Raiders, in uscita dal bye… A Las Vegas non ci fu molto bisogno di lui in realtà, che fu messo spesso sotto pressione da Crosby e soci: riuscì a completare un buon numero di passaggi ma senza riuscire ad andare sul profondo. Il grosso del lavoro in quel match fu fatto da Joe Mixon, che quest’anno, fatto ordine nel backfield, si è confermato per quel cavallo da tiro che si pensava potesse essere.

Ovviamente sugli scudi però c’è il reparto ricevitori: Ja’marr Chase è stato il rookie offensivo dell’anno, ha avuto un momento di slump attorno alla metà della stagione, una sorta di rookie wall, ma poi si è ripreso alla grande, la chimica con Burrow l’avevano già costruita a LSU e l’anno lontano uno dall’altro non sembra averla intaccata, per nulla. Tee Higgins è l’unsung hero della squadra, anche lui sopra le 1000 yard ricevute, bravissimo a farsi trovare libero in situazioni di terzo down, dove Chase chiama spesso e volentieri raddoppi. Numeri alla mano poi ce ne sono pochi di terzi ricevitori con la produzione di Boyd. Se a questi aggiungiamo poi i 2 metri ed i 120 kg di Uzomah, qua non manca davvero nulla.

Ai Raiders da questa parte servirà generare qualche turnover, perché la sensazione che se si dovesse trasformare ad una “sparatoria” a chi fa più punti, non sarà facile spuntarla contro questa potenza di fuoco. Brutta notizia però per Las Vegas: nessuno ha fatto meno intercetti di loro (6), solo Jets (14) e Jaguars (9) hanno regalato meno palle al proprio attacco (15) e delle 5 squadre che hanno fatto peggio dei Raiders in fatto di differenziale palle recuperate/palle perse, nessuna è ancora in gioco nei playoff.

Conclusioni

I due attacchi sembrano decisamente migliore delle due difese, che stanno cercando ancora una loro identità. Credo sarà una partita equilibrata, divertente ed emozionante. Cincinnati pare avere qualcosa di più per quanto visto in stagione, ma i Raiders risorti dai loro inciampi e da situazioni complicate non sono arrivati qui per caso e sembrano avere una forza d’animo che non li fa partire sconfitti contro nessuno, quasi in missione.

Per me alla fine per Las Vegas tanto passa dalla partita di Max Crosby, leader spirituale se non addirittura umorale di questa difesa e del matchup che potrebbe deciderla: se si accende è in grado di avere quei momenti di onnipotenza che può distruggere ogni game plan offensivo. Ed occhi perché si accende spesso!

Ma, chi mi conosce lo sa (cit.), sono una groupie dei Bengals, sin da tempi non sospetti (e forse un po’ prematuri), insomma sin da quando non lo meritavano affatto…ed allora nel dare un pronostico direi Cincinnati, verso il Super Bowl ed oltre!

#6 New England Patriots @ #3 Buffalo Bills (di aza)

Domenica 16 gennaio, ore 2.15

Ancora tu, ma non dovevamo vederci più? Considerando la partita di sabato prossimo Patriots e Bills si saranno incontrati 3 volte nelle ultime 6/7 partite giocate (New England ha anche un bye in mezzo).

Se una partita di football è paragonabile ad una partita a scacchi (con un po’ più di azione), una sfida divisionale lo è ancora di più ed una sfida divisionale ai playoff diventa il non plus-ultra dello scacchismo. La forza dei singoli elementi si mischia prepotentemente con la strategia, la conoscenza dell’avversario e tutti si complica ancora di più.

Josh Allen è 3 vinte e 4 perse contro Belichick, ma è 3-1 contro Belichick senza Brady. Quell’unica sconfitta negli ultimi 2 anni peraltro è la partita giocata ad inizio dicembre, quella “del vento”, diventata famosa per i 3 lanci tentati in tutta la partita da New England.

Il meteo potrà essere un fattore? Nel momento in cui scriviamo le previsioni recitano una quasi nulla possibilità di precipitazioni, temperature ben al di sotto dello 0 (-10°C) ed un vento sui 20 kmh (nella partita citata sopra si viaggiava sui 50 kmh e raffiche fino ad 80…altra storia).

Attacco Bills vs Difesa Patriots

La difesa dei Patriots è il segreto di pulcinella di questa stagione sorprendentemente vincente. Ad un certo punto della stagione hanno iniziato in maniera costante a girare, settimana dopo settimana, le viti del reparto difensivo e sono diventati, per larghi tratti, la squadra più credibile dell’intera conference.

Quest’anno c’è stata un solo team che ha subito meno punti totali di loro (14) e sono proprio i Bills. La media parla di 17.8 punti subiti a partita. Elite. Molto più sui passaggi che sulle corse: quando c’è da mettere in aria la palla, da una parte Judon e dall’altra JC Jackson sono sembrati spesso e volentieri degli all-pro. Il secondo è un undrafted 2018 che quest’anno ha giocato da shutdown cornerback e va a rimpolpare una secondaria che dall’inizio degli anni 2000 è spesso riuscita a rigenerarsi pur continuando a perdere elementi a flusso continuo (da Asante Samuel fino a Stephon Gilmore). Da cerchiolino rosso la sfida proprio tra lui e Diggs.

Judon ha avuto un paio di mesi da indemoniato, ma nell’ultimo paio di uscite è sembrato un po’ ingolfato. Ecco dalla pass rush o meglio dalla capacità di contenere Josh Allen all’interno della tasca e da lì mettergli pressione dipenderà molto della partita dei Patriots, che nella sfida “di ritorno” (quella senza vento…) persa anche abbastanza nettamente (al di là dell’andamento del punteggio) non riuscirono quasi mai ad arrivare vicini al QB dei Bills (0 sack, 4 QB hit ed un solo tackle for loss).

L’attacco dei Bills ha fatto un po’ fatica a trovare continuità in stagione, ma alla fine chiude in top 5 per yard e punti e anche le corse, spesso anello debole nel game plan offensivo, hanno prodotto mediamente 4.8 yard a portata e 130 a partita (in entrambi i casi ampiamente nella top 10). Molto però è cambiato e migliorato quando, volenti o nolenti, hanno deciso di incidere nel running game anche con le gambe ed il fisico di Allen.

Piccola curiosità: occhio ad Isaiah McKenzie, 12 target, 11 ricezioni, 125 yard, un TD nella seconda sfida contro i Pats. Nel resto della stagione? 14 target (mai più di 3 a partita), 9 ricezioni, 53 yard, 0 TD.

Attacco Patriots vs Difesa Bills

Inutile girarci troppo attorno: l’attacco dei Patriots è un attacco mediocre. Mediocre nel QB, mediocre nelle yard conquistate, mediocre nel talento generale nelle posizioni di skill, dove l’unico un po’ sopra la media è Hunter Henry: ottimo target in red zone (9 TD, massimo in carriera, nell’unica stagione senza partite saltate), ma mai sopra le 700 yard ricevute (massimo 652, quest’anno 603). Un TE dal potenziale altissimo, ma che spesso per problemi fisici, non è mai riuscito ad esprimere a pieno.

Per il resto Rhamondre Stevenson, Damien Harris, Brandon Bolden (ancora?!), Kendrick Bourne, Jakobi Meyers, Nelson Agholor, Jonnu Smith, N’Keal Harry…sono tutti onesti mestieranti: quando va bene buoni ingranaggi in un sistema capace di nascondere i loro meriti ed amplificare le loro caratteristiche. E, indovinate un po’, il vecchio Bill coadiuvato dal sempre discusso McDaniels è riuscito a mettere su qualcosa di presentabile, nonostante il livello basso di talento.

Intanto questa è una squadra che sa correre, forte anche di una linea (solida specie nei ruoli interni) che sa aprire varchi. Occhio però alle condizioni del tackle Wynn, uscito acciaccato dalla scorsa sfida ed in dubbio per il wild card game: le riserve non sono all’altezza. Mentre l’altro OT, Trent Brown in stagione ha concesso un solo sack.

Non è un attacco talentuoso, ma è disciplinato ed in questo Mac Jones è sembrato un QB ottimo per il contesto. L’ex Alabama è certamente limitato, ma “ubbidiente” e poco incline a cercarsi rischi non dovuti. Basterà nel lungo periodo? Non siamo qui per questo. Basterà contro i Bills? Dura, specie perché davanti ci sarà la secondaria più forte dell’NFL che su passaggio non concede nulla: 163 yard a partita (20 in meno della seconda, i Patriots…) e solo 12 TD in tutta la stagione (5 in meno della seconda, i Rams).

Le chance di vittoria dei Pats secondo me non passano attraverso il matchup Jones vs Poyer e soci, che anzi credo cercheranno di esplorarlo il meno possibile. Ma sono davvero curioso di vedere cosa avrà preparato BB in attacco.

Ed occhio ai terzi down: i Bills ne fanno convertire agli avversari solo il 30,8%, indovinate un po’? Primi NFL.

Conclusioni

Il fatto che sia un terzo scontro divisionale tra le due squadre e che in una delle due sideline “sieda” il Felpa, noto all’anagrafe come Bill Belichick, fa rimanere un po’ sul chi va là in questa fase di conclusione/pronostico. Ma io sono quello che qualche anno fa aveva pronosticato i Bengals 15-1, la dignità e la credibilità l’ho persa già da un po’.

I Bills poi non è che sono allenati da Bill O’Brien, Sean McDermott ed il suo staff si sono messi sulla mappa già da un po’. Personalmente ho sempre ritenuto Buffalo la squadra più completa e solida di tutta la AFC, sin da agosto, la stagione ha avuto più alti e bassi di quelli che mi aspettavo e questo wild card game sarà anche scorbutico, ma lo vinceranno loro.

#7 Philadelphia Eagles @ #2 Tampa Bay Buccaneers (di aza)

Domenica 16 gennaio, ore 19.00

Dobbiamo ancora abituarci all’idea delle 3 wild card. La sensazione è che, anche guardando a quanto scritto poi per la AFC, il divario 2 vs 7 sia molto ampio (ed anche l’anno scorso non andò molto diversamente, specie in NFC con i Bears, mentre in AFC i Colts se la giocarono molto di più).

Philadelphia ha trovato per la via, attraverso novembre e dicembre, un calendario molto facile e l’inciampo con i Giants non gli ha precluso comunque l’accesso alla postseason nonostante ad un certo punto fossero 3-6.

Per quel che riguarda Tampa la storia è molto semplice: da quando è stato introdotto il salary cap in NFL (1994), solo due volte abbiamo avuto una squadra in grado di ripetersi nella conquista del Vince Lombardi Trophy in due anni successivi: i Denver Broncos di John Elway (1998-1999) ed i New England Patriots di Tom Brady (2004-2005). Non un omonimo.

Attacco Buccaneers vs Difesa Eagles

L’attacco dei Bucs ha viaggiato per i primi mesi della stagione su livelli incredibili. Poi tra infortuni e qualche errore di troppo, anche dello stesso QB, ormai 44enne, le prestazioni sono un po’ calate, pur rimanendo su valori ben al di sopra della media.

Alla fine siamo davanti ad un reparto offensivo che converte quasi la metà dei terzi down che si trova a giocare (secondo dietro ai Chiefs), ben aiutato anche da una linea che concede pochissimi sack (23 in tutto il campionato, primi).

Inutile poi stare a parlare degli skill player: spendo giusto due parole su Fournette, che dopo il gennaio da resuscitato dell’anno scorso, è tornato ad essere un giocatore di football, anche in grado addirittura di essere coinvolto con dei screen pass. Si sentirà la mancanza di Chris Godwin, un po’ meno quella del drama queen Antonio Brown. Mike Evans e Gronkowski sono comunque due target appartenenti all’elite NFL; stando alle mancanze di cui sopra occhio anche a Tyler Johnson, che lentamente sta emergendo nello slot, ed alla velocità di Brashad Perriman, riemerso non si sa da quale vicolo in queste ultime settimane.

Su 60 minuti cosa potrà fare Philadelphia per opporsi a cotanta “arroganza” offensiva? Difficile dirlo, di certo le secondarie dovranno giocare una partita perfetta, cosa che raramente però è riuscita in stagione: Slay è un ottimo cornerback che ha avuto un’ottima annata, Maddox è un onesto CB2, il resto, safety incluse, è ben oltre il sospetto e si troveranno davanti il miglior attacco aereo della lega: ahia.

Se poi ci mettiamo che il front seven degli Eagles in stagione ha messo a segno 29 sack, penultimo NFL e Cox, vero fulcro difensivo in questi anni, è ormai agli ultimi dischi, la cosa si fa ancora più complessa da questo lato della palla.

Attacco Eagles vs Difesa Buccaneers

L’attacco di Philadelphia è un gigantesco work in progress a cui manca ancora molto talento (anche se qualcosa inizia a mettersi sulla mappa): è, per natura del QB che lo guida, un attacco che va costruito in maniera non del tutto “ortodossa”, ma sul medio lungo periodo può diventare qualcosa di interessante ed a sprazzi questo si è visto già in questa stagione, soprattutto da quando hanno iniziato a capire come coinvolgere un playmaker come DeVonta Smith.

Al momento quindi è principalmente un two-man show: da una parte l’imprevedibilità di Jalen Hurts (anche leading rusher della squadra con 784 yard e 10 TD su corsa) e dall’altra la velocità del rookie da Alabama, che con Hurts appunto aveva giocato già un po’ a singhiozzo nel biennio 2017-2018: nel primo anno, quando Hurts era titolare indiscusso, Devonta era un freshman poco utilizzato, nel secondo anno invece era toccato a Jalen, schiacciato tra Tua e Mac Jones, assaggiare più la sideline che il campo. I due comunque sono una buona combo da cui partire anche per gli anni prossimi, per questa stagione e per la partita di domenica sembrano però un po’ poco.

Nella sfida, persa dagli Eagles in week 6, pur affrontando una secondaria in quel momento molto raffazzonata come quella dei Bucs, Hurts riuscì a completare solo per 115 yard (4.4 per tentativo…ouch). Era però un altro Hurts ed un’altra Philadelphia.

Assolutamente centrale per gli Eagles è però un altro aspetto del gioco fin qui non trattato, ovvero la loro capacità di correre: quest’anno nessuno ha conquistato più yard dei verdi della Pennsylvania su corsa e solo Tennessee ha avuto più tentativi (551 vs 550), perché dietro ad Hurts, c’è davvero una pletora di corridori, pronti ad alternarsi ed a non dare mai punti di riferimento precisi ai front seven avversari: Miles Sanders, Jordan Howard, il rookie Gainwell, abile anche in ricezione e il veterano Boston Scott vanno a comporre un mostro a più teste, che non sarà sexy ma è il segreto, mal celato, di questo attacco. Pane per i denti di Lavonte David (al rientro dopo un mese di stop) e David White, oltre che del totem Vita Vea (fresco di rinnovo contrattuale).

Conclusioni

Difficile prevedere un upset, che forse sarebbe uno degli upset più sorprendenti degli ultimi anni ai playoff. Philadelphia dovrà correre il più possibile e soprattutto trovare il modo per innescare la velocità di DeVonta Smith. In particolar modo ad inizio partita Hurts dovrà evitare errori ed intercetti. Sirianni dovrà prendere più volte il coraggio tra le mani e rischiarsi qualche quarto down e corto alla mano, più di quanto fatto in stagione, l’atletismo del suo QB glielo potrà permettere.

In difesa dovrà chiedere una partita illuminata delle proprie safety. Se queste due cose dovessero andare alla perfezione, potremmo avere anche un match equilibrato, altrimenti Tampa rischia di scappare via troppo presto e rendere tutto più semplice.

#6 San Francisco 49ers @ #3 Dallas Cowboys (di angy)

Domenica 16 gennaio, ore 22.30

Dici Dallas vs San Francisco e si ritorna subito alla fine degli anni 80 e agli anni 90 dove noi eravamo più giovani e queste due franchigie davano vita a continue ed entusiasmanti sfide per il dominio dell’NFC che poi, in quegli anni, significava dominio dell’NFL. I nomi che decidevano quelle sfide sono tutti o quasi nella Hall of Fame, ed ormai, specie nell’epoca del salary cap, 49ers e, soprattutto, Cowboys, non sono più sinonimo di Vince Lombardi Trophy come all’epoca, ma non per questo le ultime sfide, e poi questa che si svolgerà domenica, sono meno attese dai tifosi di football, da questa e dall’altra parte dell’oceano.

Quest’anno in cui poi non sembra esserci una vera padrona nella conference tutti i partecipanti ai playoffs sperano di poter dire la loro, e i Cowboys in particolar modo si presentano a questa Wild Card con l’obiettivo di tornare al Championship e magari di poter vendicare la famosa, ed infausta, ricezione/non ricezione di Dez Bryant.

Domenica però affronteranno proprio l’avversario che avrebbero preferito evitare sia perchè più fastidioso, sulla carta, per loro, sia perchè ci arriva sulle ali dell’entusiasmo dopo una rimonta che a metà stagione li vedeva con un record di 3-5 e pronti ad un’altra stagione di processi in offseason, rimonta culminata con la vittoria in overtime contro i Rams dopo aver visto i fantasmi dell’eliminazione sullo 0-17 nel secondo quarto.

Attacco Cowboys vs Difesa 49ers

L’attacco di Dallas è forse il più esplosivo dell’NFL: linea che è tornata ai fasti di qualche anno fa, un running back come Zeke Elliott che è tra i migliori della lega, una batteria di ricevitori di talento e profonda, un QB come Prescott che è tornato subito ad alti livelli dopo l’infortunio dell’anno scorso. Tutto bene quindi? Non proprio, perché da metà stagione in poi l’aggettivo confuso è quello che meglio riesce a descrivere il reparto coordinato dal giovane (e molto ben visto in giro per la lega) Kellen Moore che anche nelle vittorie più larghe non ha più convinto a pieno come nei primi mesi di stagione.

A partire da Prescott (qualche problema fisico? Alcune indecisioni nelle letture suggeriscono ci sia anche altro) e proseguendo con il resto, l’attacco dei Cowboys è diventato più macchinoso, più incostante, con pericolosi ed imprevedibili blackout che non fanno stare sereni i tifosi dell’America’s Team.

Dall’altro lato la difesa di San Francisco, nonostante diversi infortuni, è andata costantemente in crescendo sotto la guida di DeMeco Ryans fino a diventare quasi asfissiante nelle prime 5 yards dalla linea di scrimmage: grande pressione del front 4 senza l’utilizzo di troppi blitz, grande velocità dei LB nella chiusura sulla palla sulle corse e sui lanci brevi (riuscirà a recuperare per la sfida Al-Shaair che quest’anno è migliorato terribilmente?).

Nel football la coperta però è spesso corta e le secondarie dei Niners non danno le stesse garanzie, specie sui lati, dove il reparto dei cornerback è stato un “work in progress” per tutto l’anno. Nelle ultime settimane Ryans ha schierato parecchie volte la difesa a zona, con diverse soft coverage per proteggere i CB, ma questo è stato pericoloso contro ricevitori abili a trovare il buco nella zona e contro QB con il timing giusto di lancio: che versione di Prescott si troveranno contro?

Dallas è una squadra che quest’anno è stata molto aggressiva nelle situazioni di quarto down (specie ad inizio stagione), dall’altro lato la difesa dei Niners in queste situazioni, specie vicino alla propria goalline, si è spesso esaltata.

Obiettivo di San Francisco sarà quello di costringere l’attacco di Dallas a molte situazioni di terze e lungo dove poi portare pressione e mandare in confusione Dak Prescott. Attenzione però che nelle situazioni di terzo down (il famoso situational football) si è vista molto incostanza durante la stagione. Dall’altro lato Dallas vorrà sicuramente creare situazioni in cui attirare vicino alla linea di scrimmage LB e safety per poi esplorare i lati del campo sul profondo soprattutto per sfruttare il vantaggio fisico dei suoi WR sui CB dei Niners: occhio alle flag per defensive pass interference perché San Francisco in stagione ne ha viste volare contro tante specie con Josh Norman in campo.

Attacco 49ers vs Difesa Cowboys

Si ok, l’attacco di Dallas è stato incostante nella seconda parte di stagione, ma quello di San Francisco lo è stato spesso all’interno della stessa partita o dello stesso drive. La difesa di Dallas invece è stata solida e puntuale per tutto l’anno nel creare turnover e ribaltare l’inerzia dei drive avversari con giocate improvvise soprattutto dei suoi uomini copertina: Trevon Diggs ed il rookie (probabilissimo rookie difensivo dell’anno) Micah Parsons.

L’attacco dei 49ers si pone sempre l’obiettivo di essere fisico, d’imporre il suo stile di gioco agli avversari, partendo dalla linea di scrimmage per arrivare ai ricevitori e poi a quell’essere metà WR, metà RB, tutto elettricità che risponde al nome di Deebo Samuel. Però dev’essere sempre attento a limitare le palle perse perché quando perde la battaglia dei turnover poi difficilmente riesce a fare sua la gara, e contro la difesa di Dallas quello delle palle perse rischia di essere un elemento fondamentale.

Siamo a gennaio e la situazione fisica delle squadre è quella che è sempre in questo periodo dell’anno, ma sicuramente Kyle Shanahan passerà tutta la settimana pregando il santo protettore dei gomiti (non so chi sia) perché faccia in modo che Trent Williams (pound for pound probabilmente il miglior giocatore dell’anno di tutta la lega) recuperi dal problema al suo gomito destro e sia in grado di proteggere il lato sinistro di Garoppolo: meno sack e pressione arriverà sul paisà e meglio si potrà proteggere il suo pollice destro che tra frattura e legamento rotto è ridotto molto male. Tra l’altro, probabilmente, queste saranno le ultime fatiche di JimmyG sulla baia, con un Trey Lance che scalpita sulla sideline.

Correre, proteggere la palla, tenere fuori dal campo l’attacco dei Cowboys: questo sarà come sempre il mantra dei 49ers che poi cercheranno di mettere i loro playmaker Samuel, Kittle e Aiyuk nelle condizioni di far male in campo aperto. Non concedere yard after catch, non commettere missed tackle e costringere Garoppolo a doversi muovere nella tasca il piano partita di Dan Quinn e dei suoi in modo così da continuare a generare turnover.

A Green Bay le difese delle squadre allenate da McCarthy hanno sempre sofferto gli attacchi fisici dei 49ers, anche sotto altri allenatori ma con filosofie simili, chissà che Shanahan non pensi di sfruttare maggiormente anche le gambe di Lance per sorprendere la difesa di Dallas (spoiler: non credo in posizioni di campo normali ma magari in goalline qualche azione di zone read si potrà rivedere dopo quelle d’inizio anno).

PS. Piccola annotazione curiosa: chissà cosa penseranno i tifosi Falcons nel rivedere su uno stesso campo da football, pur se su due sideline e ruoli diversi (ed in un certo senso invertiti), Kyle Shanahan e Dan Quinn

Conclusioni

Se aveste chiesto ai Cowboys se ci fosse una squadra che in questo momento non avrebbero voluto assolutamente affrontare avrebbero certamente risposto i 49ers. Se aveste chiesto a San Francisco chi avrebbero evitato tra le vincitrice di division certamente avrebbero detto Dallas.

Queste sono 2 squadre che sembrano nate per creare problemi una all’altra, ognuna in grado di sfruttare i punti deboli dell’altra e ognuna con i propri punti di forza che sembrano complicati da limitare per gli avversari. Si prospetta come la partita più incerta ed affascinante del week-end e non solo per la storia che c’è dietro alle sfide tra queste due franchigie ma soprattutto perché in grado di regalare grande spettacolo.

#7 Pittsburgh Steelers @ #2 Kansas City Chiefs (di rowiz)

Lunedì 17 gennaio, ore 2.15

Dopo un finale di giornata rocambolesco, con un OT divisionale terminato con in sequenza:

  • un pick six salvato da una presa ad una mano di Najeeh Harris
  • un terzo e 7 convertito da Freiermuth
  • un terzo e 9 convertito da Diontae Johnson
  • un quarto e 8 (!!!) convertito da McCloud (!!!!!)
  • un calcio in 2-minute warning di Boswell

Unito ad un upset da 16 punti dei Jaguars e un calcio a tempo scaduto di Carlson a salvare un pareggio che, piuttosto che baciare tua sorella, sapeva più di baciare tua nonna, i Pittsburgh Steelers di Benjamin Todd Roethlisbger Senior agguantano il seed #7, che li porta a giocarsi il SNF del super Wild Card Weekend all’ Arrowhead Stadium di Kansas City.

Già così la storia sembra aver raggiunto un lieto fine, gli Steelers si presentano con un record appena positivo, con statistiche offensive offensive (non è una ripetizione) e con una difesa sulle gambe incapace di contenere i giochi di corsa avversari su uno dei campi più difficili di tutta la AFC, contro una rivale che da diversi anni li sculaccia in malomodo (diciamo anche contro il vero seed #1 della AFC per quanto visto in campo quest’anno), guidati da un QB che sta scalpitando per andare a prendere il posto che gli compete al centro del divano di casa. Ma noi conosciamo il football, e in particolar modo chi scrive (da tifoso Steelers) maschera dietro questa introduzione un po’ ruffiana un sogno malcelato di bella storia da raccontare che potrebbe diventare stupenda.

Attacco Chiefs vs Difesa Steelers

L’attacco dei Chiefs ha chiuso l’anno come 3a forza nella lega, 4a nei passaggi e a metà classifica riguardo alle corse. Da metà stagione è parso però un attacco che fa dell’equilibrio durante lo sviluppo della partita la sua vera forza, senza affidarsi più solamente alle magie di Mahomes (che comunque gioca ancora, ed anche bene). Di contro, la difesa degli Steelers ha chiuso l’anno al 24esimo posto, soprattutto per l’incapacità di fermare le corse avversarie (dead last, come dicono dall’altra parte dell’Atlantico, 5.0 a portata).

L’attacco dei Chiefs, nello scorso matchup (e in tutto il resto della stagione), ha dato l’impressione di poter fare la qualsiasi contro la difesa degli Steelers. In quella situazione però Pittsburgh dovette fare a meno di TJ Watt, grosso asterisco considerando che in stagione il record recita 8-2-1 (andiamo a memoria) 9-2 (abbiamo controllato) quando il talento da Wisconsin ha giocato più dell’80% degli snap difensivi.

La difesa degli Steelers soffre molto l’inconsistenza dei due middle LB (soprattutto Bush) e la scarsa profondità in linea, nonostante la buona pesca del carneade Montravius Adams dai waivers.

Cosa si aspetta quel che passa? Tanto gioco di corsa, almeno a inizio partita, in modo da aprire poi il passing game; passing game bloccato almeno all’inizio sul corto, soprattutto se Fitzpatrick giocherà lontano dalla LOS. Quando poi sarà necessario il suo avvicinamento (perché sarà necessario), partirà qualche bombolone maledetto.

Attacco Steelers vs Difesa Chiefs

Dall’altra parte del pallone, lo scontro rimane più equilibrato soprattuto perché più livellato verso il basso. La difesa dei Chiefs rimane sospetta, male sui passaggi e sulle corse concedono 4.8 a portata (esatto, penultimi davanti ai rivali di settimana).

Di contro però gli Steelers in attacco fanno veramente tanta fatica in molti momenti della partita, soprattutto quando non riescono a stabilire in maniera credibile il loro gioco di corsa, in buona parte dipendente alla capacità di prendere botte di Harris alternata saltuariamente a delle end-around dei ricevitori molto adatti, per rapidità, in questo particolare del gioco.

Quando di contro Harris riesce a toccare la palla con successo un buon numero di volte, il gioco sui passaggi ne giova, nonostante ormai Big Ben sia incapace di colpire il centro del campo con continuità e precisione. Da capire come si schiererà la linea offensiva di Pittsburgh, che nella partita decisiva di domenica ha schierato da sinistra a destra Haeg – LeGlue – Hassenauer – Turner – Okorafor. Alzi la mano chi, fuori dalla Steelers Nation (e forse neanche tutta), ne conosca più di uno e mezzo.

Cosa si aspetta quel che passa invece da quest’altra parte del campo? Tante corse, soprattutto sugli early downs, uso & abuso di no huddle.

Special Team

Nella media gli special teams, sui kickoff che sui ritorni da punt, mentre molto affidabili entrambi i kicker. Sui punter, meglio KC: la scommessa di Pittsburgh su Pressley Harvin non sembra aver pagato, nonostante le potenzialità i suoi punt sono sembrati spesso inconsistenti e poco affidabili quando necessari.

Conclusioni

In conclusione, insieme alla sfida testa-coda dell’altra conference, questa sembra essere la sfida meno aperta di tutto il (lunghissimo, dio lo benedica) weekend. Molte cose devono andare per il verso giusto lato Black & Gold, e il rischio che comunque potrebbero non essere sufficienti rimane alto. Ma si sa, la palla è rotonda (non proprio ma ci siamo capiti) e a noi piacciono le belle storie da raccontare (spoiler: non è vero, ci fanno schifo).

#5 Arizona Cardinals @ #4 Los Angeles Rams (di rowiz)

Martedì 18 gennaio, ore 2.15

Il primo Monday Night del primo Super Wild Card weekend della storia dell’ NFL ci regala la seconda sfida divisionale del lotto.

I precedenti in stagione hanno visto un sostanziale equilibrio tra le due squadre: vittoria importante dei Cardinals a Los Angeles ad ottobre (when they were kings), vittoria Rams un mese fa a Phoenix, con Aaron Donald che ha indossato la linea dei Cardinals per tutta la partita ma che comunque ha rischiato di non essere sufficiente, dopo un onside kick ricoperto.

La vittoria di Ottobre è stata l’unica vittoria di Kingsbury e Murray contro McVay, con un record che recita un sonante 5-1 a favore dell’ HC dei Rams (e 9-1 overall considerando l’epoca pre-Murray).

Entrambe le squadre hanno vissuto una stagione altalenante, ma se il periodo di down dei Rams sembra essere passato, quello dei Cardinals è ancora nel vivo, considerando che proprio dalla sconfitta contro i Rams, tra un infortunio e l’altro, Arizona ha vinto una sola partita delle ultime 5 perdendo tra le altre anche da squadre che non avevano più niente da chiedere alla stagione come Lions e Seahawks.

Attacco Rams vs Difesa Cardinals

L’attacco dei Rams ha chiuso la stagione in top10 overall, facendo molto meglio nel gioco aereo (273.1 yard a partita) rispetto a quello su terra, dove si fermano a poco meno di 100yard a partita (99). Niente che non ci aspettassimo, visto anche l’arsenale offensivo a disposizione e gli interventi in off-season e durante la stagione stessa per puntellare il roster.

Di contro, la difesa dei Cardinals ha chiuso appena fuori la top10 per total yard subite, difendendo meglio sui passaggi (214,4 yds/g subite, 7a forza) che sulle corse (20simi con poco meno di 115 yds/g).

Nei due matchup precedenti la difesa dei Cardinals è riuscita a contenere i Rams più di quanto sia accaduto il contrario, andando a limitare la produzione degli arieti in entrambi i matchup; molto passerà dalla capacità di Stafford di non commettere errori (otto intercetti nelle ultime 4 partite) e dalla capacità delle secondarie dei Cardinals di limitare Kupp, fermatosi ad un passo dal record di Calvin Johnson dal record di yard ricevute in una stagiona, ma che ha comunque conquistato la tripla corona: primo NFL per numero di ricezioni, yard e td ricevuti, una cosa successa solo altre 3 volte nella storia (Jerry Rice, 1990, Sterling Sharpe, 1992 e Steve Smith, 2005).

In aggiunta, il ritorno di Cam Akers dovrebbe dare una dimensione più equilibrata all’attacco losangelino, cosa da non sottovalutare considerando che come già anticipato sulle corse i Cardinals soffrono tantissimo, ancor più di quello che lascia trasparire dei numeri comunque mediocri.

Attacco Cardinals vs Difesa Rams

A parti invertite, tutto sembra nascere e morire dalla capacità di Aaron Donald di dominare. Nel matchup vinto da Los Angeles il talento da Pittsburgh è stato in grado di mettere le mani addosso a Murray per ben 3 volte. Il defensive player of the year della passata stagione (e di 3 delle ultime 4 stagioni) è un raddoppio costante per le difese avversarie e spesso questo non basta nemmeno per rallentarlo: complessivamente la difesa dei Rams è parsa spesso sospetta, di certo non per colpa sua.

Pesante l’infortunio di Jordan Fuller, che lo terrà fuori probabilmente per tutti i playoff. La sua è un’assenza peserà anche sull’organizzazione generale della difesa, considerando che era lui il green dot (quello collegato con la sideline per comunicare i giochi) ed in più si aggiunge ad una secondaria già ridotta all’osso e che nelle ultime settimane ha mostrato di essere in palese difficoltà, nonostante riesca a limitare la capacità degli avversari di lanciare TD, come analizzato già parlando dei Bills. L’aggiunta di Eric Weddle, ritiratosi 2 anni fa, avvenuta proprio in settimana, è quasi folkloristica.

Non ci sarà ancora DeAndre Hopkins, il che non è poco. Da valutare anche le condizioni di Rondale Moore: insomma è vero che le secondarie dei Rams sono ai minimi termini, ma l’arsenale aereo dei Cardinals, che in condizioni ottimali avrebbe quantità e qualità per metterle a ferro e fuoco, rischia di essere pesantemente azzoppato con AJ Green e Zach Ertz che quest’anno hanno lottato contro le malelingue che li avrebbero voluti all’ammazzacaffè e con Christian Kirk che pur essendo il target preferito da Murray, resta un ottimo WR2 per il profondo ma non può sobbarcarsi per continuità e caratteristiche un intero reparto.

In tutto ciò poi c’è da considerare la linea dei Cardinals, spesso sospetta.

Conclusioni

I due team hanno assemblato 110 punti combinati nelle due partite precedenti, e non sembrano esserci ragioni per cui questa partita non dovrebbe andare diversamente; entrambe le squadre vengono da una sconfitta in W18, con entrambe le difese in difficoltà contro gli attacchi avversari. Tutto potrebbe ridursi a quale dei due QB riesca a sbagliare di meno (nelle scorse partite ha vinto la squadra che è riuscita a vincere la battaglia dei turnover, +2 per i Cardinals all’ andata, +2 per i Rams al ritorno).

Il fattore campo potrebbe anche non pesare, considerando che i Cardinals sono 8-1 in stagione in trasferta (l’unica sconfitta arrivata a Detroit…)

Gli esperti però sono concordi nel giudicare favoriti i Rams, e anche gli scommettitori hanno preso questa direzione, con i Rams favoriti di 4 punti.

E chi siamo noi per dar contro agli esperti?

Si tratterebbe anche della prima vittoria in carriera di Stafford in postseason: 0-3 fin qui (E sì, vi potrà sembrare strano, ma i Lions sono andati per ben 3 volte ai playoff con lui). Per il dirimpettaio Murray invece si tratta di un debutto nei playoff: dal 2002 i QB esordienti in postseason sono andati 11-31.

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2 risposte

  1. 18 Gennaio 2022

    […] stata una partita avvincente, come ce l’aspettavamo, forse però gli attacchi potevano fare qualcosa di più: Cincinnati non è riuscita ad ucciderla […]

  2. 27 Gennaio 2022

    […] se ad inizio playoff, nella preview del Wild Card Weekend, mi ero lanciato sui Bengals al Super Bowl, qua metto (gli occhi de) il cuore da parte e ragiono […]

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