Alex l’Americano

E’ da un po’ che avevo in cantiere un pezzo su quello che reputo una vera e propria icona dello sport italiano. E quale occasione migliore della sua introduzione nella Hall Of Fame del motorsport Americano (di cui tra gli altri fanno parte gente del calibro di Nigel Mansell, Wayne Rainey, Emerson Fittipaldi, Freddie Spencer,  Dale Earnhardt citando i più noti al pubblico) per parlare della sua vita. Ovviamente mi sto riferendo ad Alex Zanardi.

La carriera di Alex inizia come tutte le carriere dei piloti: i go-kart, la gavetta nelle categorie minori, le prime vittorie, le difficoltà economiche per partecipare alle gare e i mezzi non competitivi. Inizia a far strada nell’automobilismo che conta e approda nel ’91 in F1 a bordo della Jordan per le ultime 3 gare della stagione: Jordan-Minardi-Lotus i team con cui corre Zanardi dal ’91 al ’94. Poi a causa dei problemi economici della Lotus, viene lasciato a piedi per lasciar spazio a Pedro Lamy che portava con sé una valigia piena di sponsor. Quello che sembrerebbe un freno per la carriera di Alex si rivelerà la più grande opportunità della sua carriera automobilistica. Dagli States mette gli occhi su di lui Chip Ganassi (guru delle gare americane) che lo ingaggia per la stagione 1996 per correre per il suo team in CART al fianco della prima guida Jimmy Vasser (che oltre a compagno diventerà un gran amico dell’italiano).

The Pass

The Pass

Già nell’anno da rookie, Zanardi fa vedere ai tifosi statunitensi il suo talento rendendosi protagonista di quello che negli USA è conosciuto come “The Pass”, il sorpasso. Lo scenario è Laguna Seca. Ultimo giro. Bryan Herta conduce la gara a pochi chilometri dalla bandiera a scacchi, ad inseguirlo Zanardi. Curva dopo curva si arriva al Corckscrew (in Italia conosciuto come Cavatappi). Nessuno si era mai azzardato a tentare un sorpasso in quel punto, il più difficile della pista e uno dei più difficili al mondo. E invece Zanardi ci prova. E ci riesce. Herta si trova impreparato e si vede la Reynard arancione dell’italiano sfilare all’interno ed involarsi per la vittoria. Dà quel giorno il popolo statunitense esplode per Zanardi. Ma non chiedete a Herta di parlarvi del “The Pass” perchè dopo 15 anni gli brucia ancora (e neanche poco).

I Donuts, il suo marchio di fabbrica

I Donuts, il suo marchio di fabbrica

Diventa subito un idolo grazie alla sua guida spettacolare e per i Donuts (i ciambelloni) con cui festeggia ogni vittoria. Dopo aver vinto il premio Rookie of the Year, il biennio ’97-’98 è quello della consacrazione che si conclude con la vittoria di due titoli CART. In America trova una seconda “famiglia” stringendo una grande amicizia con Ganassi, Vasser, Max Papis (altro italiano alla ricerca di fortuna negli USA), Kanaan.

E se avete seguito la 500 miglia di Indianapolis di quest’anno vi sarete accorti che eran tutti là: Kanaan da vincitore, Vasser da team owner di Kanaan e Zanardi e Papis al muretto a supportare i loro amici. Inoltre il week-end precedente la gara Ganassi, in occasione del suo 55° compleanno ha donato ad Alex la monoposto del celebre sorpasso di Laguna Seca.

Ma facciamo di nuovo un passo indietro.  Zanardi negli States riesce ad esprimere appieno le sue potenzialità e le porte della Formula 1 si riaprono per lui: Frank Williams lo chiama per correre per il suo team e, nonostante negli USA è ormai un’icona, il fascino per la Formula 1, soprattutto per un pilota europeo, è tanto e lui decide di riattraversare l’oceano per rimettersi in gioco. Il suo ritorno è disastroso, colpa anche di una macchina per niente affidabile e competitiva. Dura solo una anno la seconda vita in F1 di Zanardi: il team inglese decide di non confermarlo per l’anno successivo.

Arriva una chiamata dagli States: è Mo Nunn, suo ex ingegnere ai tempi di Ganassi, che lo chiama per ingaggiarlo per il suo team. E’ il 2001. Il team, appena nato, fatica a trovare gli aggiustamenti giusti e l’italiano fatica molto in gara.

Lausitzring 2001: la sfida più dura

Lausitzring 2001: la sfida più dura

Si arriva così al 15 Settembre 2001, il giorno che cambierà per sempre la vita di Zanardi. 4 giorni prima il mondo era stato scosso dalla tragedia delle Torri Gemelle. L’organizzazione inizialmente aveva deciso di non correre in segno di lutto, poi il contrordine: si corre. Zanardi, che prende il via dalla ventunesima posizione, si rende protagonista di una gara perfetta e a suon di sorpassi si ritrova al comando. Davanti a tutti come qualche anno fa. Poi a tredici giri dalla fine il fattaccio. Zanardi rientra per l’ultimo pit-stop. La sosta fila liscia e ormai sembra fatta per la vittoria. E invece no. All’uscita dalla corsia dei box l’auto di Zanardi sbanda e finisce per intraversarsi in mezzo alla pista. Il canadese Tagliani che sopraggiunge in quel momento non riesce ad evitarlo e lo centra in pieno a 200 mph. Il buio. La situazione che i medici trovano appena accorrono sul luogo dell’incidente è drammatica. Il violento impatto ha provocato l’amputazione di entrambe le gambe. Arriva all’ospedale con mezzo litro di sangue nel corpo. La situazione sembra talmente drammatica che riceve persino l’estrema unzione dal cappellano della CART.  E invece no. Zanardi ha deciso che la morte non l’avrà vinta su di lui. La situazione si stabilizza miracolosamente e nel giro di pochi mesi riesce, grazie a delle protesi in carbonio, persino a tornare a camminare. A Dicembre la prima apparizione in pubblico post-incidente. L’occasione è la premiazione dei Caschi d’Oro di Autosprint e le sue prime parole in quell’occasione furono: «Son talmente emozionato che mi tremano le gambe». La folla impazzisce davanti a quella dichiarazione. E quelle poche parole rendono perfettamente l’idea della personalità di Zanardi.

Lausitzring 2003: mai lasciare le cose a metà

Lausitzring 2003: mai lasciare le cose a metà

Nel 2003 si ripresenta al Lausitzring, per concludere (grazie ad un’auto appositamente modificata) quei 13 giri che il Destino gli aveva impedito di concludere quel pomeriggio di Settembre del 2001. 13 giri con un ritmo che gli sarebbe valso il quinto posto in griglia di partenza all’epoca, dimostrando che aveva perso le gambe ma non il talento.

Ricomincia la seconda vita in auto di Zanardi nel Campionato Turismo, grazie al supporto della BMW. Riassapora il gusto della vittoria ad Oschersleben, sempre la Germania, e nei due anni successivi riesce ad ottenere altre due vittorie ad Istanbul e Brno.

Parallelamente all’avventura in auto, Zanardi inizia a conoscere il mondo dell’Handbike. Partecipa alle prime gare e alle prime maratone, ottenendo ottimi risultati. E allora perché non provare a partecipare alle Paralimpiadi di Londra 2012? Molti pensavano che fosse solo un sogno, un’idea buttata lì e invece no. Alex quando si mette in testa un obiettivo lo deve raggiungere. E infatti dopo aver ottenuto titolo tricolore Italiano, medaglia d’argento ai Mondiali, vittoria con record alla maratona di New York e Roma, riesce a qualificarsi per le Paralimpiadi, che si disputeranno a Brand Hatch, circuito molto caro ad Alex.

Di nuovo in cima al mondo

Di nuovo in cima al mondo…

La conclusione è storia recente che tutti conoscono: due oro (in linea e a cronometro) e un argento (nella staffetta). Ottiene un’attenzione pazzesca dalle testate giornalistiche italiane e mondiali riscuotendo un successo enorme. Tutti raccontano la sua storia, la sua impresa, l’ennesima. Molti lo descrivono come un modello da seguire. La sua vita è una prova di forza incredibile. Mollare mai, manco quando il destino ti mette il bastone tra le ruote. Anzi  proprio “grazie” a quell’incidente è riuscito a rinventarsi una nuova carriera, una nuova vita, vincendo a quasi 50 anni delle medaglie olimpiche. Chapeau.

Di nuovo le 4 ruote

…E di nuovo le 4 ruote

E ora? Dopo le Olimpiadi di Londra la BMW, che nel periodo post-incidente lo ha sempre supportato, gli ha dato la possibilità di provare la M3, fresca vincitrice del campionato con Bruno Spengler. Ovviamente per l’occasione la livrea era oro. Lui ha smentito le voci di un possibile ritorno come pilota (“Ho sempre una grande passione per le corse. Tuttavia non so se questo test sfocerà in qualcosa di più o meno. Il livello del DTM potrebbe anche essere troppo alto per una persona della mia età”), preferendo continuare l’avventura dell’handbike. Ma chissà che tra qualche anno non lo rivedremo con 500CV sotto il sedere a dare sportellate ai suoi avversari, perché Zanardi è imprevedibile e sempre pronto a nuove sfide. E per fortuna uno così ce lo abbiamo noi. Grazie Alex

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8 risposte

  1. azazelli ha detto:

    Gran pezzo davvero, di un italiano che merita di essere SEMPRE celebrato.

  2. GianlucaBas ha detto:

    Bellissimo pezzo, complimenti

  3. mlbarza ha detto:

    Credo che l’espressione migliore la usino gli yankee: Alex Zanardi è semplicemente ‘larger than life’.
    Ho apprezzato molto la lettura della sua autobiografia (che consiglio a tutti) ed anche la bella conduzione di Sfide. Mi sembra anche una persona di una rarissima umiltà e con tanto da insegnare, doti che nel mondo dello sport professionistico sono rarissime. Chapeu ad Alex, e chapeau per il pezzo

  4. Giacomo ha detto:

    Bell’articolo. Bravo.

  5. mlbarza ha detto:

    Il nostro intanto ieri è diventato anche Campione del Mondo di handbike. Grande!

  6. emafossen ha detto:

    Innanzitutto volevo ringraziarvi e sono contento che il pezzo vi sia piaciuto. Se siete di Monza e dintorni Domenica 15 Settembre Zanardi sarà in autodromo per il Gran Premio Handbike. Un’ottima occasione per incontrare uno sportivo e uomo con la S e U maiuscola

  7. angyair ha detto:

    Ricordo perfettamente, come fosse ieri, quella sua prima apparizione pubblica dopo l’incidente e la sua frase, come pure le lacrime che mi rigavano il volto.
    Poco da aggiungere al bellissimo pezzo: grande pilota, grandissimo uomo la cui storia è di esempio per tutti.

  8. emafossen ha detto:

    Va aggiornato il palmares. 3 ori Mondiali vinti in questi giorni (crono,linea e staffetta). E il suo tweet per festeggiare: “@lxznr: Grande Italia Anche la staffetta è nostra!!
    Grazie a Mazzone e Podestà tornò con tre Ori. Come Bolt, le peggiori e migliori gambe del Mondo!”

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