Champions League – L’analisi dei quarti di finale

Assenti...causa sorteggio

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Siamo arrivati alle magnifiche otto della Champions League 2013/2014, e se aggiungiamo il Manchester City, eliminato dal Barcellona negli ottavi, le squadre arrivate ai quarti di finale rispecchiano abbastanza fedelmente il reale valore del vertice europeo. 

Ci sono i campioni in carica e i finalisti della passata edizione, Bayern Monaco e Borussia Dortmund, le due grandi di Spagna, Real Madrid e Barcellona, le due squadre inglesi che hanno vinto di più negli ultimi anni come Chelsea e Manchester United, e due squadre come PSG e Atletico Madrid, che in modo diverso si stanno prepotentemente affacciando nell’elite del calcio, i francesi grazie ai soldi provenienti dal petrolio arabo, gli spagnoli portati in missione da un santone argentino con il volto da guerriero. 

Da questi quarti di finale probabilmente usciranno confronti che daranno un po’ di lustro ad un’edizione della Champions finora poco spettacolare e con pochi spunti su cui discutere, visto l’ampio margine che esiste tra le migliori squadre e le altre, che ha portato a gironi non indimenticabili e ad ottavi di finale non esattamente in linea con le passate edizioni. 

I confronti che le palline dell’urna di Ginevra hanno delineato sono tutti molto interessanti da analizzare e garantiranno quasi sicuramente partite dai notevoli spunti tecnico-tattici. 

Partendo dal rematch della semifinale dello scorso anno, tra Real Madrid e Borussia Dortmund, vinto dai tedeschi con un grande match d’andata dominato da Lewandowski, ma che quest’anno propone dei temi diversi, soprattutto per gli spagnoli che hanno un volto nuovo come timoniere, quel Carlo Ancelotti che cerca di portare la Decima al Santiago Bernabue, cosa non riuscita al suo predecessore Josè Mourinho. 

Prima nel tridente, poi a centrocampo, comunque Di Maria

Prima nel tridente, poi a centrocampo, comunque Di Maria

A differenza dell’attuale tecnico del Chelsea, Ancelotti punta più sul possesso palla per attaccare l’avversario, a partire dalla zona difensiva, e quest’anno si è affidato, dopo qualche periodo di prova, ad uno schema con il tridente offensivo e un trio in mediana molto tecnico e offensivo composto da Xabi Alonso, Di Maria e Modric, che nelle giornate in cui  il Real riesce a controllare il possesso della palla diventa un’arma decisiva per sostenere il trio Benzema-Cristiano Ronaldo-Bale, ma quando viene attaccato con continuità fa fatica a proteggere un reparto difensivo tutt’altro che invalicabile, soprattutto quando è preso in velocità nella zona centrale dove Sergio Ramos è l’anello debole della squadra. 

Contro il Borussia Dortmund dello scorso anno questo tipo di schieramento sarebbe stato alquanto rischioso, per la capacità di ribaltare il campo in un amen dei tedeschi e la pericolosità offensiva dimostrata nella cavalcata fino alla finale della banda di Klopp, ma quest’anno i gialloneri per un mix di cessioni eccellenti, infortuni importanti e forse un minimo di appagamento dopo tre anni al massimo, non sono gli stessi e la sfida contro il Real, soprattutto nella partita di Madrid dove mancherà anche Lewandowski per squalifica, sembra di difficile gestione. 

Le chiavi tattiche per il Real Madrid saranno quindi la capacità di gestire il possesso palla con costanza, per evitare di subire gli attacchi del Dortmund, la velocità con cui attaccheranno la difesa, che presenta solo Hummels come titolare della formazione tipo, la ricerca dell’uno contro uno di Bale che, nonostante il periodo di appannamento, potrebbe avere vita facile se a sinistra Klopp dovrà schierare Durm e la compattezza della fase difensiva tra centrocampo e difesa per non lasciare spazio alla corsa degli avanti del Borussia. In più sarà importante cercare di mettere sotto chiave la qualificazione nella partita d’andata a Madrid, per non avere brutte sorprese al ritorno quando i rivali potrebbero recuperare delle pedine e sfruttare la spinta del proprio stadio. 

Per i gialloneri, al contrario, la partita d’andata sarà importante per evitare di compromettere la doppia sfida e non poter sfruttare l’inerzia della partita a Dortmund, nonché cercare di approfittare di questo momento di sbandamento del Real, post sconfitta nel Clasico, che ha aperto più di qualche crepa nelle certezze accumulate in tre mesi di imbattibilità. 

Le chiavi per il Borussia saranno quelle che hanno sempre fatto male ai blancos, pressione alta sui portatori di palla e sulla partenza dell’azione da parte dei difensori, ripartenze veloci con Aubameyang e Mkhitaryansoprattutto dalla parte mancina dove Ramos e Marcelo concedono sempre molto e concretezza nelle azioni offensive vista la mancanza del bomber principe nella prima partita. Dietro serve la partita della vita da parte dei sostituti, aiutati anche dai ripiegamenti degli esterni alti per non concedere gli uno contro uno di Cristiano Ronaldo e Bale. 

Oltre al Real ci sono altre due squadre spagnole qualificate per i quarti di finale, che dovranno affrontarsi in un derby che si preannuncia caldissimo, visto che le stesse squadre si stanno giocando la Liga. Barcellona e Atletico Madrid, due modi opposti di vedere il calcio, seppur guidate da due tecnici argentini che dopo aver fatto molto bene in patria, si stanno confermando in Europa. 

Il Barcellona è ormai conosciuto per il suo modo di interpretare la partita, anche dopo il cambio da Guardiola a Martino. Il Tata ha cercato di dare una propria impronta inizialmente, mettendo Messi sulla fascia destra per sfruttarne i tagli centrali e inserendo Sanchez o Fabregas come punta centrale di movimento, mantenendo più compatto il quartetto difensivo, anche in fase di costruzione iniziale dell’azione, a differenza di Guardiola che alzava molto i terzini e faceva scendere il mediano in mezzo ai centrali per formare un trio. Successivamente, viste le difficoltà del proprio fuoriclasse di incidere nelle partite, lo ha riportato nella posizione centrale di falso nueve, variando spesso le ali al suo fianco, tra Sanchez, Pedro, Neymar e Fabregas. 

Contro l’Atletico sarà la quarta sfida stagionale, le precedenti nella Supercoppa di Spagna e nell’andata in Liga sono finite tutte in parità, con pochi goal e poche occasioni da entrambe le parti, e probabilmente anche questo confronto si deciderà all’ultimo respiro. 

Vicenza - Lecce

Vicenza – Lecce

Le chiavi tattiche per il Barca saranno quelle di cercare il più possibile di allargare le maglie difensive che Simeone proporrà al Camp Nou, per dare spazio a Messi, Neymar e Pedro o Sanchez di tagliare verso la porta difesa da Courtois, nonché cercare di creare superiorità nella trequarti offensiva con la spinta costante dei terzini in raddoppio sulle fasce. Il 4-4-2 di Simeone a volte è talmente ermetico che risulta asfissiante da affrontare, ma una pressione alta più costante e compatta dei blaugrana, a chiudere tutte le fonti di gioco iniziali dei colchoneros, e un gioco di scambi continuo sulle fasce, tra ali, terzini e mezzali, può mettere in difficoltà l’Atletico, come si è visto nell’andata della sfida contro il Milan degli ottavi. 

L’Atletico Madrid di Simeone sembra una squadra in missione. Si sta giocando la Liga contro le due super potenze spagnole ed è meritatamente ai quarti della Champions League con una rosa molto ristretta, quattordici-quindici elementi che vengono ruotati e un’applicazione delle idee del proprio tecnico quasi maniacale.   

Si vede nettamente la mano del Cholo nella propria squadra e tutto questo sta creando una cavalcata che potrebbe coronarsi in qualcosa di totalmente insperato ad inizio stagione. 

Contro il Barcellona sarà dura per i biancorossi, visto che la vittoria manca dal 2010, ma il trend sembra cambiato, con i tre pareggi consecutivi dopo le sei sconfitte di fila degli ultimi due anni, e una consapevolezza di potersi giocare il doppio confronto cercando di imbrigliare l’avversario al Camp Nou per poi giocarsi tutto nel ritorno al Vicente Calderon. 

Le chiavi per l’Atletico saranno quelle mostrate nelle sfide precedenti ai blaugrana e in quello contro il Real, intensità massima di gioco per tutti i 90 minuti e pressione asfissiante sulla propria metà campo difensiva, dove il movimento di centrocampo e difesa riesce a chiudere in una morsa il gioco avversario, senza dare possibilità di trovare spazi o zone dove poter attaccare. 

Evitare di subire troppe azioni sulle fasce con la scalata dei laterali di centrocampo in aiuto e in attacco ripartire in maniera veloce, sfruttando il movimento continuo e intelligente di Diego Costa, che può aprire varchi per se o per gli inserimenti mortiferi di Arda Turan, Koke o Raul Garcia (Villa probabilmente verrà lanciato nella partita di ritorno per sfruttare la sua voglia di rivalsa). In più sfruttare i calci piazzati dove il Barcellona subisce molto vista la poca fisicità e i tiri da fuori area, vista l’assenza di Valdes dopo il tremendo infortunio subito in campionato. 

Barcellona-Atletico si affronteranno per la prima volta in Europa, mentre Bayern Monaco e Manchester United hanno un precedente che ha fatto la storia della Champions League. La finale del 1999 è probabilmente una delle partite più indimenticabili della storia del calcio, con i tedeschi ad un passo dalla vittoria, prima dell’incredibile rimonta nei minuti di recupero con l’uno-due di Sheringham e Solskjær che regalò la coppa agli inglesi. 

Per il Bayern questa sfida potrebbe sancire la vendetta per quel pazzesco epilogo, visto che in questo momento le forze in campo sembrano essere decisamente impari. 

I neo campioni di Germania, dopo aver costruito il triplete dello scorso anno, chiuso con la vittoria della Champions League nel derby tedesco contro il Dortmund, hanno impreziosito la squadra con l’ingaggio di Guardiola, dando un’impronta ancora più spettacolare e vincente ad un gruppo già di altissimo livello, come dimostra la vittoria della Bundesliga con sette turni d’anticipo. 

Contestato

Contestato

Il Manchester United, invece, dopo aver chiuso l’infinita era di Alex Ferguson con l’ennesimo titolo della Premier, ha dato le pesantissime chiavi del comando ad Alex Moyes, sperando di ripetere fin da subito i risultati del suo predecessore, ma scontrandosi subito con la realtà di una squadra vecchia e logora, che non ha avuto ricambi adeguati e sta disputando una stagione alquanto sottotono nella quale la qualificazione ai quarti di finale, strappata con una gran rimonta nel ritorno contro l’Olympiakos, potrebbe essere il picco massimo raggiungibile, viste le difficoltà mostrate nel proprio campionato. 

La doppia sfida sembra un discorso chiuso fin dall’inizio, con i Red Devils che dovranno più che altro cercare di non sfigurare davanti al Bayern, mettendo tutto l’orgoglio possibile nella partita d’andata all’Old Trafford, dove la spinta del pubblico potrebbe regalare agli uomini di Moyes motivazioni finora nascoste. 

Oltretutto al Manchester United mancherà il proprio bomber e autore della tripletta che li ha portati ai quarti, fermato da un infortunio che lo terrà ai box per un bel po’ di tempo. 

Viste le premesse è difficile trovare delle chiavi tattiche su cui Moyes può puntare per cercare l’impresa, se non quelle di aumentare l’intensità e l’aggressività sul possesso palla infinito delle formazioni di Guardiola, cercare il più possibile di non concedere la marcatura singola a Robben e Ribery, e puntare ad una formazione che abbia la freschezza atletica di giovani come Januzaj e Welbeck o Young sulle fasce, l’esperienza internazionale di Giggs e Rooney davanti e la praticità difensiva e offensiva di due mediani come Fletcher e Carrick. 

Per il Bayern Monaco il compito sarà quello di imporre le proprie idee di gioco e sfruttare a pieno tutta le infinite armi offensive a propria disposizione, anche se l’infortunio di Thiago Alcantara può creare qualche inceppo nella macchina perfetta di Guardiola. Resta da vedere se all’Old Trafford si punterà su Lahm per sostituire il centrocampista spagnolo o si cercherà una maggiore spinta offensiva con l’inserimento di Gotze fin dal primo minuto. 

Nella zona centrale tra difesa e centrocampo il Manchester United spesso concede molti spazi dove a turno Gotze, Muller, Kroos e Robben possono creare scompiglio, mentre sulla fascia sinistra Ribery potrebbe dominare il confronto con Rafael, potendo creare per se stesso o per il rimorchio dei suoi compagni. 

Difensivamente, soprattutto all’andata, non si dovranno concedere ripartenze veloci sulle fasce ed evitare che Rooney riceva palla troppo comodamente sulla trequarti per poter creare gioco per i compagni o tentare la conclusione personale. 

L’ultimo quarto di finale è quello tra Chelsea e Paris Saint Germain, due squadre accomunate da un patrimonio finanziario che ha pochi eguali in Europa, una sfida che potrebbe sancire una specie di staffetta tra i Blues, che Abrahmovic ha modellato in questi anni spendendo l’impossibile, alla ricerca della vittoria europea arrivata nella stagione meno insperata dopo i calci di rigore di Monaco, e i nuovi ricchi del PSG, portati da poco nel gotha del calcio europeo dai soldi arabi e pronti a regalare a Parigi il primo sigillo nella competizione massima europea. 

Il Chelsea di Mourinho è l’impronta calcistica del proprio tecnico, squadra che regala pochi fronzoli, che non ama controllare il gioco, soprattutto nelle grandi sfide e che aspetta l’avversario nella propria metà campo, per poi cercare di ribaltare l’azione con le doti atletiche e tecniche dei suoi trequartisti, Willian, Hazard, Oscar e il movimento di Eto’o schierato come punta centrale unica. 

Proprio Eto’o sarà importante per tenere impegnata la coppia centrale dei francesi formata da Thiago Silva e Alex, garantendo così molto più spazio alle giocate esterne di Hazard e Willian che possono sfruttare il punto debole avversario con Jallet a destra e Maxwell a sinistra, che non hanno sicuramente il passo per tenere la marcatura sui tagli e sugli uno contro uno. 

La chiave fondamentale però sarà sicuramente la gabbia difensiva su Ibrahimovic, da cui passano la quasi totalità delle azioni offensive del PSG e che in questa stagione spesso è risultato immarcabile per le squadre avversarie. Fermando il totem svedese si ferma buona parte del gioco parigino, dovendo poi tenere d’occhio le fasce dove Blanc ultimamente schiera la coppia ex Napoli Cavani-Lavezzi, molto abili a inserirsi negli spazi tra terzini e centrali sia sulla trequarti che all’interno dell’area. 

PSG-Chelsea: gli schieramenti in campo

PSG-Chelsea: gli schieramenti in campo

Il PSG per superare il Chelsea dovrà puntare tutto sulla compattezza difensiva tra i quattro dietro e il centrocampo a tre, che dovranno evitare di scoprire le fasce ed evitare i pericolosi scontri tra terzini e ali dei Blues, mentre dal punto di vista offensivo, oltre a farsi guidare dal proprio condottiero con la maglia numero 10, dovranno puntare sugl inserimenti senza palla di Matuidi dalla parte di Lampard e Terry, espertissimi ma fisicamente non adatti a seguire costantemente le folate del giovane centrocampista transalpino e i tagli verso la porta di Cavani e Lavezzi, due ali adattate che spesso diventano a turno delle punte vere e proprie quando Ibrahimovic si abbassa a ricevere palla sulla trequarti. 

Otto partite che tutti aspettavano, che possono dare a questa edizione della Champions League un valore mondiale che finora non si è ancora visto. Nessuna sorpresa, le migliori squadre d’Europa si sfidano alla ricerca delle semifinali e della gloria di Lisbona. 

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3 risposte

  1. azazelli ha detto:

    La sfida Rafael (difensivamente osceno o sono stato sfortunato io?) – Ribery è da telefono azzurro.

    Teo, ma intendi Gotze come centrocampista basso? Lo può fare?

    • teopd ha detto:

      Intendevo con un modulo a 3 centrocampisti, come fatto all’andata con l’Arsenal, con Gotze da mezzala offensiva

  2. wwayne ha detto:

    Ibra lo ricordo soprattutto per la partita di Parma del 18 Maggio 2008. Fu una delle giornate più tribolate della mia vita da simpatizzante nerazzurro (ma tifoso viola).
    L’ Inter, dopo un girone d’ andata dominato, fu decimata da una quantità incredibile di infortuni, che ovviamente portò ad un drastico calo di risultati.
    Mancini era così a corto di uomini che in attacco fu costretto a mettere titolare fisso un Primavera neanche maggiorenne, Mario Balotelli: contro ogni aspettativa, questo giovane si caricò la squadra sulle spalle e con le sue prestazioni permise all’ Inter di tenere la Roma a distanza di sicurezza.
    Quel pomeriggio a Parma tuttavia rischiava di rovinare tutto. Bastava un gol, uno solo, ma non era affatto semplice segnarlo: l’ Inter era tesa perché sapeva di non poter perdere un campionato che sembrava vinto dopo 20 giornate, e il Parma era motivato perché si giocava la salvezza punto su punto con Empoli e Catania.
    A meno di mezz’ ora dalla fine il big match era ancora sullo 0 – 0: era la classica partita che poteva essere sbloccata solo da un fuoriclasse. Mancini, consapevole di questo, decise di far entrare Ibra.
    Zlatan era reduce da un lungo periodo di riabilitazione in Svezia. Inoltre, era nota la sua tendenza a sparire nelle partite importanti, quindi per tanti motivi non era affatto scontato che potesse essere lui l’ uomo decisivo.
    E invece lo fu. Il suo primo gol fu una liberazione, e il secondo mi permise di seguire gli ultimi minuti senza gli occhi spalancati per l’ angoscia.
    Godetti più per quello scudetto che per la Champions di Madrid: il secondo trofeo era diventato scontato dopo l’ eliminazione dell’ unico avversario serio (il Barcellona), e in ogni caso l’ Inter di Mou aveva una tale forza d’ animo che avrebbe vinto anche in 11 contro 20. L’ Inter dello scudetto 2008 invece era fragile, fragilissima, ed é per questo che ritengo la vittoria di quel campionato un’ impresa molto più grande.
    Oggi tutti si ricordano della doppietta di Ibrahimovic, ma furono tanti altri gli eroi di quello scudetto. Ad esempio Chivu: l’ Inter aveva quasi tutti i mediani infortunati, e lui, sapendo che Mancini aveva la necessità assoluta di tappare la falla, accettò di giocare mezza stagione da centrocampista centrale. Anche in seguito confermò il suo attaccamento alla maglia, cercando di recuperare da un gravissimo infortunio alla testa in tempo per aiutare l’ Inter a centrare il triplete. Grazie di tutto Cristian.

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