L’Italia a Mosca 2013

Guarda un bo cosa ho vindo

Guarda un bo cosa ho vindo

La città di Mosca si trasforma nella capitale mondiale dell’atletica e dal 10 al 18 agosto ospiterà la 14esima edizione dei Campionati Mondiali. Un’edizione a cui ci si è avvicinati un po’ in sordina, tra assenze forzate per infortuni e squalifiche di atleti di nome per doping, così in sordina da fare arrivare in ritardo anche le presentazioni.

La FIDAL, dopo le polemiche di Londra sui convocati, ha deciso di portare stavolta tutti gli atleti qualificati. La conseguenza è un contingente corposo, con 55 atleti e quattro staffette, e un paio di ritiri all’ultimo come Bruni e Tamberi. Tanta quantità, ma sulla qualità iniziano le note dolenti. L’ultimo oro risale infatti al 2003 con Gibilisco, e praticamente con la sola Di Martino a salvare le spedizioni precedenti.

Così, con anche il settore della marcia impegnato a riprendersi dallo shock Schwazer e che sembra aver ceduto ad altri il ruolo di dominatore mondiale, le speranze di medaglia sembrano decisamente poche. E chissà che l’argento della Straneo nella prima giornata, incredibile più per la storia dell’atleta che per quanto da lei mostrato negli ultimi tempi, non tolga un po’ di pressione ai compagni di squadra.

Daniele Greco, dopo l’oro indoor con 17.70, ha avuto una stagione all’aperto travagliata. Un’infiammazione al piede sinistro, quello di stacco, l’ha costretto a limitare le uscite e gli allenamenti, peraltro ben figurando in quelle poche occasioni quale il Golden Gala. Se il pugliese mostra ottimismo e tranquillità, le liste stagionali outdoor lo vedono all’ottavo posto e la specialità guidata da Taylor sembra aver aumentato il livello medio. Più in ombra Donato, a Mosca scopriremo se si è nascosto o se il bronzo olimpico è stato l’ultimo atto ad altissimo livello della sua carriera.

Al maschile le speranze finiscono praticamente qui, il resto sono possibili sorprese ma a livello di finale, giovani e meno in crescita come Benedetti negli 800 o Galvan e la 4×400 da lui guidata. Il grave infortunio di Abate ha tolto poi un altro possibile finalista, anche se finora l’ostacolista non si era ripetuto ai livelli di Londra.

Qualcosa di più potrebbe arrivare dalla squadra femminile. La stella annunciata da tempo è l’altista Alessia Trost, che è esplosa nella stagione indoor volando sopra i 2 metri ma poi ha faticato a gestire la nuova realtà a livello di aspettative e pressioni. Ragazza di grande sensibilità ed umiltà, dopo l’iniziale smarrimento è poi riuscita a trovare un 1.98 agli europei under23 che la pone al quinto posto delle liste stagionali e pronta a recitare un ruolo da outsider. Atleta dal sicuro avvenire, qualunque sia il risultato a Mosca. Buone prospettive anche dalla marcia, dove la Rigaudo si è finora mostrata in forma discreta e guida un contingente che comprende anche le giovani Giorgi e Palmisano, che dovrebbero garantire buoni risultati alla squadra azzurra nel futuro prossimo.

Complessivamente si può dire che per l’atletica italiana il peggio sia passato, e che finalmente si inizi ad intravvedere qualche giovane di buon potenziale. La FIDAL ha deciso poi di puntare molto sui nuovi italiani, anche con qualche mossa “politica” quale garantire ai residenti senza nazionalità la partecipazione ai campionati giovanili. Qualche risultato di ciò si inizia a vedere, con Derkach e Hooper a Mosca, Bencosme presente a Londra ma quest’anno sfortunato ed altri come Fofana in arrivo. Qualche esagerazione c’è stata, come una Rockwell calata un po’ dal nulla dalle retrovie dei Trials alla nazionale italiana e soprattutto un Chatbi fresco di maglia azzurra una volta esaurita la squalifica per doping.

Nota positiva la presenza di tutte e quattro le staffette, segno di una nazionale che sembra aver ritrovato almeno la consistenza numerica. Ora si attendono le stelle.

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Una risposta

  1. mlbarza ha detto:

    La partenza è stata buona, quantomeno si è vista un’atleta che non si è accontentata di essere al mondiale, ma si è giocata il tutto per tutto, che per i nostri è una cosa sempre rara, soprattutto nelle discipline in cui non partono tra i favoriti. E’ positivo anche che le due quattrocentiste abbiano comunque passato un turno e sfiorato la finale (la Grenot) avvicinando comunque entrambe i personali, sintomo che si sono impegnate a fondo, così come sta facendo Galvan.
    Vedremo come proseguiranno questi mondiali, mi sembra che però quantomeno nell’atletica si sia intrapresa una strada un po’ più coraggiosa rispetto alla nostra tradizione, cosa che ad esempio nel nuoto ahimè sembra non si voglia fare.

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