Di Rory MacDonald, di esodi e di sindacati

Rory MacDonald non è più un fighter UFC.

Sticazzi! direte voi. E c’avete ragione. L’atleta canadese ha deciso di firmare con la seconda promotion americana, la Bellator, poiché la UFC non ha pareggiato la loro offerta. Fin qui, nulla di strano. Cose all’ordine del giorno, se non fosse che questo esodo di lottatori verso altre organizzazioni inizia a farsi preoccupante.

The Red King è solo l’ultimo dei tanti combattenti che decidono di andare via dalla UFC perché non in linea con la politica aziendale (vedi salari, sponsor, troppa competitività). Ad esempio, un altro che qualche mese fa ha abbandonato la UFC per firmare con la sopracitata Bellator è stato Benson Henderson, ex campione dei pesi leggeri.

Oggi si discuteva con altri fan di MMA proprio di questa situazione, di questi atleti scontenti, che devono cambiare promotion per avere ciò che gli spetta. Stefano, ad esempio, afferma che la frammentazione fa bene sia allo sport che agli atleti. Le varie promotion si fanno concorrenza per offrire il prodotto migliore, gli atleti possono scegliere ciò che più è adatto alle loro esigenze, i soldi girano e tutti sono contenti.

Cito testualmente:

La UFC ha fatto i migliori risultati in termini di business (almeno per quanto concerne i PPV buys, tra 2009 e 2010) quanto c’erano Strikeforce, WEC e Bellator.

Non una correlazione diretta, sia chiaro, ma la dimostrazione che la concorrenza aiuta lo sport intero a crescere, sino a quando un soggetto forte si mangia tutto e tutti e diventa il “monopolista”.

Sempre Stefano, poi, porta l’esempio del pro wrestling:

Il periodo più profittevole del wrestling in USA è stato quando WWF e WCW combattevano alla pari, con un terzo incomodo minoritario ma influente come la ECW. Quindici anni di monopolio WWE e il business continua a registrare record negativi in termini di popolarità.

Io, al contrario, penso che la frammentazione faccia male allo sport, quanto meno in termini di spettacolarità. Sono dell’avviso che dovrebbe esistere una sola promotion che inglobi tutte le minors, per far sì che lo sport possa crescere in termini di popolarità e quindi aumentare gli introiti per la gioia di proprietari e atleti. Porto sempre l’esempio di NBA e NFL che all’epoca inglobarono rispettivamente ABA e AFL diventando “il monopolista“. Guardate il fatturato odierno di NBA e NFL e ditemi come sono andate le cose.

Immaginate quanto sarebbe bello se ci fosse un’unica promotion, immaginate quanti incontri meravigliosi ci stiamo perdendo perché i grandi campioni sono sparsi fra le varie organizzazioni. Immaginate ora quanto sarebbe brutto se Golden State e Cleveland non avessero potuto scontrarsi nelle NBA Finals, perché facenti parte di leghe diverse.

Ecco, però, che entra in scena il terzo elemento di questa discussione, la Professional Fighters Association.

E sì, sembrerà sconcertante, ma fino all’11 agosto 2016 i lottatori professionisti di MMA non avevano un’organizzazione sindacale che tutelasse i loro diritti, così come accade per il resto delle grandi leghe sportive.

Sono convinto che è questa la soluzione per rendere reale il mio scenario utopico. Un’organizzazione sindacale che getta le basi per la pacifica convivenza di atleti e proprietari. Ad esempio, molti fighter affermano di andare via dalla UFC perché non possono più mostrare i loro sponsor, perdendo così gran parte dei loro incassi. Se questa associazione dei fighter esistesse già da anni, magari questo punto di rottura non sarebbe arrivato, magari l’accordo UFC-Rebook sarebbe stato più vantaggioso per i protagonisti di questo sport.

Porto nuovamente l’esempio della NBA. Qui sotto trovate la divisione degli incassi della UFC fra proprietari e atleti e la stessa divisione per la NBA.

Schermata 2016-08-25 alle 00.35.36

Notate qualcosa di strano? Ecco, la PFA deve fare proprio questo. Evitare che i proprietari si arricchiscano sulle spalle dei loro dipendenti e far sì che chi rende grande questo sport abbia ciò che merita.

Riporto quanto scritto in homepage nel sito della PFA:

La storia ci insegna che i proprietari hanno approfittato degli atleti finché questi ultimi non hanno creato un’associazione per combattere l’avidità dei proprietari. La storia dello sport ci insegna come la formazione di un’associazione che getti le basi per un contratto collettivo, abbia incrementato e notevolmente i guadagni e migliorato le condizioni lavorative. Queste associazioni hanno aiutato gli atleti finanziariamente e hanno permesso loro di prendere il controllo delle loro carriere e, a carriera finita, delle loro vite. Il business delle MMA genera miliardi e i fighter, anche quelli più pagati, percepiscono solo una minima parte di quella che gli spetta.

Questo continuerà finché gli atleti non faranno fronte unico ai fini di normalizzare queste anomalie e impedire ai piani alti di approfittarne di chi realmente entra nell’ottagono. Ricordate, sono i fighter che generano i soldi.

Per avere un’idea sugli stipendi dei fighter, basti pensare che la borsa più altra finora in UFC è stata quella di Conor McGregor  in UFC 202 per la faraonica cifra di 3 milioni di dollari. Briciole se pensiamo agli stipendi che girano in NBA, dove una star non prende meno di 20 milioni di dollari.

Se la PFA riesce a fare quanto promesso, son sicuro che i vari MacDonald o i vari Henderson non avranno più necessità di cambiare promotion per avere quanto realmente meritano.

Un altro episodio che ha fatto sì che questa associazione nascesse, è stato il caso Lesnar-Hunt. Il combattente samoano, stanco di competere contro atleti dopati, aveva chiesto un risarcimento alla UFC che aveva pensato di ignorarlo bellamente. Cosa che ovviamente non sarebbe successa con la PFA alle spalle.

Speriamo che in un futuro vicino, molto vicino, situazioni del genere non si ripetano e se un atleta cambierà promotion (ammesso che esisteranno altre promotion)  sarà solo e soltanto per trovare nuovi stimoli e non perché in una è uno “schiavo” e nell’altra è un re.

Phre

Misantropo, cinico e sociopatico. Traduco serie TV. Marito di mio figlio, padre dei miei cani, figlio di mia moglie. Knickerbocker. Mi fingo esperto di MMA.

Potrebbero interessarti anche...

5 risposte

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *