Tour de France 2023 – I Partecipanti

Pogacar è un anno che aspetta questa rivincita, certo nel frattempo non è che si sia annoiato nell’attesa. Vingegaard se possibile sembra ancora più solido e spietato in salita rispetto al 2022. La copertina di questo Tour sarà sicuramente occupata da questi due che l’anno scorso si sono dati battaglia ad ogni occasione e che nemmeno i bookmaker riescono a separare (quota 2.10 per entrambi): sarà difficile replicare lo stesso livello e continuità di contesa, ma sognare non costa nulla.

Lotta molto aperta anche per chi si contenderà la palma del terzo incomodo (my two cents li butto su Hindley), mentre sul fronte italiani, beh…7 al via, non si toccavano punti così bassi dal 1983 (furono 6): Alberto Bettiol, Gianni Moscon, Luca Mozzato, Giulio Ciccone, Matteo Trentin, Jacopo Guarnieri e Daniel Oss. Qualche cacciatore di tappa di buona qualità ce l’abbiamo, magari riusciamo a portare a casa qualcosa, nonostante così poche fiches sul tavolo.

AG2R Citroen Team

Il maggiore dei Paret-Peintre viene da un buonissimo giro dove ha prima vinto una tappa (Lago Laceno) e poi, ninjescamente, ha cercato (invano) una top 10. Qua verosimilmente si metterà a disposizione della squadra. Felix Gall si avvicina per il secondo anno consecutivo al GT in condizioni molto buone: la passata stagione fece un buonissimo Tour of the Alps prima del Giro, alla corsa rosa poi fu abbastanza impalpabile. Quest’anno però il livello sembra ancora superiore, tre settimane restano una bestia particolare, ma ci aspettiamo qualcosina di interessante da parte sua.
La squadra comunque correrà per la classifica di Ben O’Connor che andrà a caccia della top 10 e la sensazione è che rispetto al 2022 i risultati siano meno appariscenti ma il picco di forma debba ancora arrivare.
Per le tappe e le fughe occhio ai “soliti” Peters e Cosnefroy, mentre il tempo di Naesen sembra un po’ passato (senza essere mai arrivato…).

Alpecin Deceuninck

L’Alpecin potrebbe finire il Tour tranquillamente con 3/4 vincitori di tappa diversi, ovviamente negli anni è cambiato lo status (da PRT a WT), ma non l’approccio a queste corse, dove la classifica generale interessa meno di zero. Abbiamo: 1) Philipsen per le volate di gruppo (dove potrà usufruire del lead-out più particolare dell’intero panorama ciclistico: MVDP), 2) lo stesso MVDP con azioni spettacolari e volate ristrette (tra l’altro la vittoria sfumata nella tappa alpina l’anno scorso per me gli ha fatto rimanere il tarlo e ci riproverà), 3) Kragh Andersen che viene da una primavera molto interessante, in grado di inventarsi azioni anche in discesa, 4) Quinten Hermans che fin qui ha un po’ “deluso”, ma che nei movimenti di mercato invernale era una delle acquisizioni più intriganti.

Astana Qazaqstan Team

Si corre per far vincere un’altra ultima tappa, quella del record, la 35esima, a Cavendish: l’isolano di Man, come ha già dimostrato al Giro, farà di tutto per correre tutte e 21 la tappe ed arrivare a Parigi. Sanchez, Moscon, Bol proveranno a lanciarlo sempre nel modo migliore. Qua il livello degli avversari sarà decisamente più alto che al Giro, ma mai dire mai con Cav.
Lutsenko cercherà ancora una volta di sorprendere tutti per il terzo anno di fila conquistando ancora la top 10, anche questa volta, come gli altri anni, non ci metterei un centesimo sopra nella riuscita.
C’era un tempo in cui in Tejada ci credevamo, da quel tempo sono passate diverse stagioni e ancora 0 vittorie tra i professionisti. Su Fedorov invece non ci abbiamo mai creduto, nemmeno dopo la vittoria del mondiale U23 dell’anno scorso, magari sarà lui a smentirci.

Bahrain – Victorious

Da quando è uscito il percorso del Tour de France la Bahrain ed in particolare Pello Bilbao hanno già deciso quale sarebbe stato l’obiettivo del 2023 (Bilbao, nel senso di sede di arrivo) e quale sarebbe stato il giorno in cui farsi trovare al 110% (il primo luglio). Sabato sicuramente il corridore basco sarà protagonista e le proverà tutte per vincere in casa ed indossare una maglia gialla che vale quasi una carriera e che porterebbe un minimo di respiro in un momento molto difficile per la squadra che sta ancora piangendo la scomparsa di Gino Mader.
Senza dubbio quanto successo in Svizzera pochi giorni fa segnerà l’animo dei corridori che correranno per le strade della Grande Boucle anche per onorare il ricordo del compagno.
Probabilmente Landa sarà comunque il capitano in un percorso che più di ogni altra volta si addice alle sue caratteristiche, ma ovviamente sappiamo tutti che con Mikel quello che può andare storto, ci andrà.
Arndt lancerà le volate a Bauhaus, velocista comunque solido, anche se per le vittorie di tappa occhio soprattutto a Mohoric e Wright.
Haig dopo aver fatto malino al Giro, farà anche il Tour: mah.

Bora – hansgrohe

Jai Hindley quest’anno non ha vinto una corsa, ma in praticamente tutte le tappe di montagna affrontate tra DownUnder, Algarve, Tirreno, Catalogna e Delfinato difficilmente è uscito dalla top 10. È costantemente tra i migliori scalatori del lotto, indipendentemente dagli avversari e momento della stagione, mi aspetto una tre settimane molto solida da parte sua, peraltro potrà contare su dei gregari di primissimo livello in fatto di passo in salita (Konrad e Jungels su tutti). Chiaramente vincere è un’altra cosa, anzi: per le vittorie, almeno quelle di tappa, la Bora potrebbe avere uno dei migliori treni della competizione, manca solo il velocista. Fatto da parte Sam Bennett (anche in scadenza contrattuale), toccherà a Meeus sfruttare i lanci perfetti di Danny Van Poppel.

Cofidis

Su Axel Zingle ci credo, ci credo tantissimo: pur aiutato da un calendario “minore” è uno di quei ciclisti che trovi piazzato (e praticamente mai vincente…) in tantissime corse e su percorsi davvero misti. Questo sarà il suo primo GT, non sarà automatico traslare la sua duttilità anche al massimo livello possibile, ma c’è curiosità.
Al solito Guillaume Martin (ormai 30enne…) cercherà di fare classifica cercando di uscirne il prima possibile (tattica nota anche come “il paradosso di Martin”). Geschke, Perez e Lafay cercheranno di andare a caccia di fughe e vittorie, con quest’ultimo che tra i tre è quello che se sta bene ha senza dubbio il talento maggiore. Coquard per le volate (rotto il tabù World Tour, magari timbrerà pure il Grand Tour), Izagirre per l’esperienza.

EF Education – EasyPost

La vera notizia è che non sono stati gli ultimi a consegnare la formazione (almeno stando a PCS, palma che questa volta va alla Soudal). Poi che gli vuoi dire? C’è una quantità di talento talmente alta che il rischio di far casino è pressoché certo, ma allo stesso tempo un modo per farci divertire lo troveranno. Io resto francamente ammaliato dal talento di Powless, poi le tre settimane restano, a mio modesto avviso, uno scoglio al momento troppo alto per lui ed in generale mi pare un po’ in calando di forma rispetto alla prima parte di stagione, resta comunque un corridore estremamente completo e in discreta crescita.
Uno tra Carapaz, Chaves e Uran dovrà curare la classifica, se poi invece decidessero di uscirne e rientrarci andando in fuga a giorni alterni, rischieremmo il mal di testa.
Per le vittorie di tappa occhio a Cort e (speriamo, crediamo, preghiamo) Alberto Bettiol.

Groupama – FDJ

Non gli è riuscito al Giro, ci riproverà al Tour: Thibaut proverà ad andare a caccia di una vittoria di qualità in questa che è la sua ultima stagione. Sulla carta dovrebbe essere di aiuto a Gaudu, ma crediamo che per fare una top 10 a David non serva poi tantissimo aiuto e per fare una top 3 forse servirebbe più un miracolo che un Pinot.
Il non aver chiamato il velocista di punta della squadra più che dare un segnale di vicinanza al 26enne capitano della FDJ è una pietra sul futuro del velocista stesso: Démare infatti non sarà al Tour e ci sono grandi chance non sarà alla Groupama nel 2024.
Tra gli altri occhio ovviamente a Madouas che si presenta con una freschissima maglia di campione nazionale (unica sua vittoria in questa stagione) e a Stefan Kung che non potrà aspettare l’unica cronometro in calendario per mettersi in mostra.

Ineos Grenadiers

La Ineos ha fatto una cosa che tutte le squadre sprovviste di supereroi dovrebbero fare: mandare il lineup migliore possibile al Giro (o eventualmente alla Vuelta) e sperimentare un po’ di più al Tour. In Italia poi per sfiga (doppia) la ciambella non è riuscita con il buco (anche se sono venuti via con 3 corridori in top 10 ed uno sul podio), ma questo è solo un dettaglio result-oriented.
Poi per carità, questa formazione non è scarsa, ma appunto per certi versi un po’ sperimentale sì: il percorso di recupero di Bernal arriva ad uno degli snodi principali: rispetto a questo inverno il corridore colombiano sta decisamente meglio ed è in crescita, la speranza è di rivedere il 90-95% del Bernal che fu nel 2024, luglio 2023 è ancora presto.
Dani Martinez non è credibile su tre settimane ed anche Pidcock è forse ancora un po’ acerbo per una corsa a tappe così lunga ed impegnativa. La curiosità maggiore la ripongo su Carlos Rodriguez che l’anno scorso ha flirtato con il podio per tutta la Vuelta, finendo poi in calando settimo in generale e che quest’anno ha una condizione tutta da scoprire dopo aver saltato 2 mesi in primavera (maledetta Strade Bianche).

Intermarché – Circus – Wanty

Ci aspettiamo un grande Tour da parte di Bini Girmay che con la vittoria nella seconda tappa del Giro di Svizzera ha mostrato una condizione che è in crescita, con la speranza di vederlo in azione non solo nelle volate. Avrà comunque a disposizione un ottimo treno, forse il migliore di questo Tour.
Meintjes da par suo proverà a curare la classifica: una top 10 è sicuramente un obiettivo per lui, sarebbe la quarta al Tour (3 ottavi posti: 2016, 2017, 2022). L’anno scorso poi si è tolto anche la soddisfazione della vittoria in una tappa da GT (nona tappa della Vuelta), ecco questo sì che sarebbe sorprendente se fosse replicato nelle prossime tre settimane.
Calmejane (in crescita) e Rui Costa (non il nipote, proprio lui) cercheranno gloria nelle fughe.

Jumbo – Visma

Sepp Kuss è l’unico, in casa Jumbo, che farà il Tour dopo aver fatto il Giro (da allora non ha più corso). Il suo gregariato resta a tratti sospetto (per continuità), ma è indubbio che se è in giornata sì è un corridore che può davvero decidere un GT (per il suo compagno). Rispetto al team stellare dell’anno scorso ovviamente mancherà Roglic e forse manca qualcosina in salita, dove va detto che il Vingegaard visto quest’anno ha però davvero poco bisogno dei compagni (come si è visto in tante tappe in questi mesi).
Il danese si presenta come lo scalatore più forte del mondo in questo Tour che è pieno di salite…la frase finitela voi.
Per il resto ci sarà il Van Aert che andrà alla caccia di tappe e maglie verdi e poi un altro Van Aert che sbrindellerà il gruppo sul Col de la Loze, alle volte potremmo anche vedere il Van Aert che lancia le volate a Laporte, non da escludere il Van Aert che lascia la vittoria a Van Hooydonck, con sullo sfondo l’eventualità del Van Aert ostetrico.

Movistar Team

Non ci è ben chiaro cosa sia successo ad Aranburu nel 2022, ma annotiamo con somma gioia il fatto che in questo 2023 torna a correre un GT (anzi dovremmo dire torna a correre in generale considerando che in tutta la scorsa stagione ha avuto solo 43 giorni di corsa, senza particolari infortuni, mentre quest’anno è già a 35 e siamo a giugno).
Matteo Jorgenson è stata la vera rivelazione della prima parte della stagione ciclistica, la primavera l’ha messo definitivamente sulla mappa di ogni tipologia di corsa ciclistica (con la gemma del secondo posto al Romandia). La sua condizione però in questo momento sembra piuttosto diversa.
Inutile girarci intorno: tutta la squadra (di livello medio molto buono in fatto di gregariato) lavorerà soprattutto per la classifica di Enric Mas: obiettivo podio, per uno dei corridori più solidi in fatto di GT degli ultimi 5 anni su un percorso che gli si addice.

Soudal – Quick Step

I ragazzi di Lefevre quest’anno ne hanno vinto ben 32 volte, ma ce se ne ricorda poche. Altro paradosso: di queste 32, 4 arrivano da Jakobsen, il quale però non solo è stato messo in discussione, ma l’anno prossimo probabilmente correrà con un’altra squadra.
A questo Tour comunque si presenta il solito lineup fatto di 4 5 cacciatori di tappe e soprattutto un Alaphilippe che viene da un anno sabbatico (in fatto a partecipazione al Tour) e che di solito alla corsa “gialla” ha sempre dato spettacolo.
Se dovessi sceglierne uno però punterei sull’altro francese in squadra: Cavagna. Peccato per la mancata convocazione di Bagioli.

Team Arkéa Samsic

Wawa ormai è battitore libero, nel senso che liberamente può prendersi giorni, settimane, di pausa con la speranza che venga il suo momento un cui essere il migliore della fuga, come successe nella tappa di Fermo dell’anno scorso alla Tirreno e come non succede praticamente da un anno e mezzo.
Se Barguil però quanto meno nella sua incostanza ha già trovato un suo equilibrio, una sua identità e ha mostrato cosa può o non può dare, resta un po’ enigmatica fino ad oggi la carriera di Champoussin, che non solo non ha mai fatto il salto di qualità in fatto di risultati, ma con l’addio alla AG2R è diventato ancora più anonimo.
Tiferemo per qualche piazzamento di Mozzato (ecco lui dovesse beccare la volata ristretta giusta non sarebbe male), ma parliamo pur sempre di una squadra che quest’anno ha raccolto solo 4 vittorie, 3 delle quali da parte del vero elemento di interesse di questo roster, cioè Kevin Vauquelin, assente per infortunio.
Per le fughe occhio a Matis Louvel.

Team Jayco AlUla

Il lineup della Jayco prevede più gente per Groenewegen che per Yates: tanti passistoni, pedalatori, gente che non farà fatica a lanciare il velocista olandese che ha già 6 vittorie in stagione e potrà anche usufruire di uno degli “ultimi uomini” più forti del gruppo: Luka Mezgec.
Il fatto che sostanzialmente l’unico uomo di appoggio in salita sia Chris Harper descrive un po’ la solitudine in cui si troverà Simon Yates: il gemello di Adam comunque dovrà fare la classifica e magari se in particolare grazia di forma potrebbe anche vincere una tappa.
Il Team Jayco con Zana e Dunbar in particolar modo (ma anche con le azioni di De Marchi e le volate di Matthews) è stata una delle squadre sorpresa del Giro d’Italia, qua sembra un ottetto più polarizzato verso un corridore, ma vedremo.

Team DSM – Firmenich

Sono passati gli anni in cui Bardet poteva essere la speranza francese quale profeta in patria di una vittoria che manca da quasi 40 anni (Hinault 1985), ma non sono passati invece gli anni in cui di riffa o di raffa si piazza nei 10. Per questo obiettivo potrà contare in uno dei gregari da salita migliori tra quelli che sono fuori dai super squadroni, ovvero il sempre sorridente Chris Hamilton.
Il resto della squadra proverà a organizzare qualche volata se non vincente, quanto meno da buon piazzamento (vedremo se con Welsford o con il vecchio leone Degenkolb). Tra i giovani, per qualche volata magari a ranghi ristretti, occhio a Dinham.

Lidl – Trek

Giulio Ciccone deve andare a caccia di tappe: arriva a questo Tour con una buonissima condizione, la speranza è che per prima cosa non l’abbia persa con il pranzo del suo matrimonio e che poi abbia carta bianca per andare subito fuori classifica ed infilarsi in qualsiasi fuga tra Pirenei, Alpi e Vosgi, ovvero che non debba lavorare troppo per Skjelmose che invece siamo curiosi di veder almeno tentare di fare classifica. Il giovane danese (classe 2000) sta crescendo in maniera costante e interessante negli ultimi 2 anni.
Pedersen cercherà di andare alla caccia della maglia verde; Simmons se in giornata di grazia può essere un osso duro da battere nella fuga e porterà a spasso per la Francia la sua maglia di campione americano.
Infine ve lo ricordate Juanpe Lopez? Chissà se lo rivedremo non dico in maglia di leader, ma quanto meno protagonista in qualche tappa di montagna?

UAE Team Emirates

Dalla caduta alla Liegi, Pogacar è tornato a correre pochi giorni fa con i campionati nazionali (peraltro dominati sia a crono che in linea). Quanto possano essere indicativi della sua forma non lo sappiamo: nel giugno 2020, in pieno lockdown, si corse la crono dei campionati nazionali sullo stesso percorso e Tadej fece registrare un tempo di 97 secondo superiore rispetto a quello fatto quest’anno. Indicativo? Sì, ma tutto da prendere con le molle. Di certo al di là della caduta, non dovrebbe aver perso tanti giorni di corsa (il suo calendario sarebbe stato comunque scarico).
Tutto questo preambolo per dire che sì, ci aspettiamo comunque un Pogacar che correrà per vincere tutte le tappe, scattare in tutte le situazioni “complicate” e mettere in difficoltà i suoi avversari (o il suo avversario…) ad ogni pié sospinto.
La UAE ha costruito comunque una squadra davvero completa sia per i tratti vallonati che per le salite, Yates in carriera ha fatto raramente il gregario, ma la sua condizione pare molto buona.
Poi c’è l’enigma Soler, ma lì non potete chiedere a noi cosa gli frulla per la testa, probabilmente non lo sa nemmeno lui.

Lotto Dstny

Mi aspettavo di vedere De Lie al suo primo GT, la sua stagione non ha fatto strabuzzare gli occhi come la scorsa (anche se era partito forte anche questo inverno), qualche vittoria si è trasformata in (buonissimi) piazzamenti e forse non hanno voluto calcare troppo la mano. Pazienteremo.
La squadra al solito chiederà gli straordinari a Caleb Ewan, anche lui non parso brillantissimo nell’avvicinamento a luglio. Quest’anno gli hanno preso anche uno dei lead-out più solidi del gruppo (Jacopo Guarnieri), anche se l’australiano spesso e volentieri tende a fare di “testa” propria in volata.
Nelle volate da “attenzionare” anche De Buyst, che peraltro nelle ultime corse ha elevato il suo status quasi a velocista titolare.
Campenaerts e Frison si butteranno nelle fighe, con Victor che ormai ha compiuto la sua evoluzione a corridore a cui piace divertirsi.
Infine mi aspetto grandi top 10 da parte di Van Gils: nei due GT corsi finora in carriera (Vuelta 2021, Vuelta 2022) ne ha raccolta solo una, ma nelle tappe mosse quest’anno è andato sempre a segno (11 piazzamenti nei 10, 0 vittorie) con la doppietta di qualità Amstel (settimo) e Freccia Vallone (ottavo). Io ci credo.

TotalEnergies

Vorrei raccontarvi del guizzo del vecchio campione, che ad un passo dall’addio tira fuori tutto se stesso e vince. Vorrei, ma non ce la faccio, forse perché quel momento Peter Sagan l’ha vissuto un paio d’anni fa e tutto quello che c’è stato dopo è uno status che sta ben oltre il passo dell’addio, solo che alla TotalEnergies non lo sanno. Boh.
Concentriamoci sul resto perché onestamente una PRT del genere in Italia ce la sogniamo (con tutto il bene che si può volere alle nostre PRT) anche perché evidentemente il budget è piuttosto diverso: Latour, Ferron, Turgis sono corridori che hanno avuto un percorso diverso fin qua (su Latour ci credevo fortemente), ma che non dovrebbero sorprendere nessuno se dovessero vincere una tappa tra le prossime 21 o essere almeno protagonisti in fughe vincenti.
Non ho menzionato Burgaudeau anche se ci tengo a farlo in quanto sosia di Alaphilippe, almeno per il pizzo e la fisionomia in bici.

Uno-X Pro Cycling Team

Riusciremo ad imparare le pronuncia di Waerenskjold ancor prima che diventi un corridore “famoso”? Non che la stagione che sta facendo fino a questo momento non l’abbia già messo sulla mappa. Intanto viene da un Tour del Belgio molto valido e non solo per la vittoria a crono (specialità in cui ben si destreggia da un po’): buono nei percorsi mossi e anche abbastanza scaltro in volata, dove può essere un piano B solido se qualcosa dovesse andare storto con Kristoff.
I norvegesi comunque stanno mettendo su un discreto arsenale: indubbiamente il corridore più intrigante è Tobias Johannessen, già vincitore del Tour de l’Avenir e piazzato al Giro U23 nel 2021 (l’anno in cui nella categoria è passato come un razzo tale Juan Ayuso). Dopo essersi difeso nelle corse di una settimana, per lui questo sarà il primo GT, chiedergli di fare la classifica è un po’ troppo, ma c’è da capire quanti margini di crescita ci sono.

Israel – Premier Tech

Al Giro la Israel è stata (con la Jayco) la squadra rivelazione, soprattutto grazie ai suoi giovani (Frigo, Gee, Riccitello), qua la gioventù sembra l’abbiano lasciata un po’ da parte: si aspettano un colpo da parte di Teuns che da quando è passato da loro (metà della scorsa stagione) non è che abbia giustificato un granché il trasferimento.
Le azioni da finisseur di Woods, le volate ristrette di Clarke, le fughe di Schultz, boh: sembra tutto così sbiadito. L’unica nota di colore la porta Strong, unico “under” di questa squadra, che quest’anno ancora non ha vinto (nella giovane carriera siamo fermi ad una vittoria, tappa del Tour of Britain 2022), ma sembra un corridore davvero interessante che se c’è da fare una volata non si tira indietro, nemmeno dopo percorsi complicati.

Piccolo spazio pubblicità: se leggerete queste righe prima di mercoledì 28 giugno, ore 21, sappiate che in quel momento io ed il mio socio Mattia saremo live sui canali di 53×11 (Twitch e YouTube) per una preview chiacchierata di questo Tour. Se invece le state leggendo dopo quella data, trovate la puntata disponibile on demand qui: 53×11 Cycling Podcast (o su omologhe pagine di Spotify, Google podcast, ecc ecc)

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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