NFL in Pillole – Super Bowl LVII: Chiefs at Eagles

È sempre brutto, anti-climax, quando una partita anche incredibilmente bella ed avvincente viene decisa da un fallo invece che da una giocata, ancor più se quel fallo è veramente al limite (anche se lo stesso Bradberry autore dell’infrazione ha poi ammesso di averlo commesso).

L’holding definitivo

Va detto che durante la partita stessa abbiamo visto veramente poco “arbitraggio”, la partita è scorsa via senza tanti falli (9 in tutto), nessuna pass interference (anche perché raramente le due squadre sono andate sul profondo). A ripensarlo a bocce ferme e considerando il pochissimo numero di sack, sarebbe da fare un focus sulle linee offensive, quanti holding non son stati fischiati?

Io non mi ricordo cose eclatanti, però questa potrebbe essere una spiegazione del perché la difensive line di Philadelphia alla fine non ha inciso per nulla.

Ecco, se vogliamo trovare una grossa sorpresa da questa partita è proprio Reddick & Co. tenuti a 0 sack e sostanzialmente silenziati. Contro un QB che è riuscito anche a colpirli correndo, pur con una caviglia malandata, che appena toccata l’ha fatto zoppicare vistosamente.

Lì Mahomes è stato salvato dalla “campanella” dell’half time e quindi da Rihanna.

Il primo tempo, dominato da Philadelphia, ci aveva regalato due cose fondamentali: lo “scoop & score” con la gentile quanto improvvida collaborazione di Hurts e la ricezione poi trasformata in incompleto di DeVonta Smith.

Partiamo dal primo: Hurts, su cui torneremo, che tratta la palla prima con le mani e poi con i piedi così maldestramente da sembrare Jameis Winston, è la cosa più fuori dallo script della partita che ci poteva essere in quel momento, in cui lui e la sua squadra sembravano davvero in controllo di qualsiasi cosa si muovesse sul campo. Non ha cambiato l’inerzia del match, perché fino alla campanella di cui sopra gli Eagles hanno continuato su quello script, però ha “regalato” 7 punti, via Nick Bolton, ai Chiefs, che sono andati al riposo poi sotto solo di 10 punti e con solo 7 minuti di possesso, incredibile per quello che si è visto.

E in quel distacco esiguo ha pesato anche quella ricezione trasformata in incompleto. Quanta differenza ha fatto per Philadelphia, Kansas City e San Francisco il fatto che una ricezione dubbia sia avvenuta dentro o fuori gli ultimi 2 minuti di secondo quarto è tutta lì da vedere. Questa volta poi la decisione, seppur in un’azione molto simile, ovvero il mantenere il possesso del pallone “attraverso” la caduta sul terreno, era ancora più al limite di quanto visto al Championship contro i 49ers.

Qua è mancato il terzo passo con il possesso ed alla fine la palla si è oggettivamente mossa ed ha strisciato sul terreno senza il possesso: incompleto. Incompleto che ha tolto 4 punti dal tabellone (che hanno fatto un po’ scopa con il FG sbagliato da Butker in precedenza).

Poi è arrivato l’half time con i suoi aggiustamenti. Non è la prima volta che accade in una partita di football, non è la prima volta che accade nei playoff, non è la prima volta che accade in un Super Bowl: la partita è cambiata. Nettamente.

Hurts ha continuato a giocare il suo football, ma Kansas City è riuscita a dare continuità al suo attacco: nell’unico drive decente del primo tempo Mahomes aveva coinvolto solo Travis Kelce. Nel secondo tempo è salito sugli scudi JuJu, Pacheco ha continuato a martellare il front 7 di Phila su tutto il fronte orizzontale, Toney ha battuto dei colpi anche negli special team. I Chiefs hanno completamente ribaltato l’inerzia riuscendo anche a far giocare qualche terzo down non troppo corto agli Eagles che se la sono vista sfuggere di mano.

Sostanzialmente l’unico drive di Hurts e compagni nel secondo tempo è stato “aiutato” da un paio di colpi fortunosi, su un fumble riportato in meta ancora da parte di Bolton trasformato in incompleto (chiamata davvero al limite) e su una ricezione di Goedert data buona su cui i dubbi erano comunque tanti sia da una parte che dall’altra.

A Philadelphia nel secondo tempo è mancato il colpo di grazia, che poteva essere quel drop di Pascal sul profondo.

E quando quel big play è arrivato (leggasi DeVonta Smith) era già troppo tardi, serviva più per provare a rimanere in partita che per ammazzarla.

Torno rapidamente su Hurts: diffidate fortemente della gente che oggi lo critica, che non sa lanciare, che è merito di tizio o di caio. Partita sontuosa in una stagione sontuosa: il passaggio a vuoto durante l’anno c’è stato, ma a giudicare da come ha giocato il Super Bowl è stato un passaggio a vuoto legato principalmente all’infortunio alla spalla di inizio dicembre. Ha giocato dei playoff molto influenzati da questo, ma con 2 settimane di riposo in più abbiamo rivisto il Jalen che è il perfetto pilota di un attacco completo come raramente se ne vedono in NFL. L’MVP del Super Bowl è stato lui, poi non lo si può dare (?) ad uno che ha perso, ma cambia poco, chi ha visto la partita lo sa, forse bastano anche gli highlight.

E poi quelle QB sneak al momento sono infermabili.

I Chiefs nel secondo tempo, come accennato in precedenza, l’hanno vinto con l’attacco e con gli special team: Kadarius Toney è stata l’arma del diavolo. Perché, a posteriori, non può che essere definita diabolica la trade dei Giants, rivali divisionali degli Eagles, che ha portato il giocatore a Kansas City.

Come diabolico è stato McKinnon (ex San Francisco, squadra contro cui Phila ha vinto il Championship) nel fermarsi a mezza yard, mentre tutta la difesa avversaria faceva finta di volerlo placcare. In questo modo ha regalato 80+ secondi alla sua squadra ed un calcio “facile” a Butker per andare sopra di 3 ad una manciata di secondi dalla fine.

A quel punto è arrivato l’Hail Mary più brutto nella storia del Super Bowl, corto di 30 yard, ma la partita era stata ormai decisa.

A proposito di San Francisco, si chiude alla perfezione la regola seconda la quale chiunque abbia giocato contro i 49ers, la partita successiva, se impegnato, ha poi perso. Philadelphia non ha fatto eccezione. Vedi Napoli San Francisco e poi muori perdi.

Questa è la consacrazione di Andy Reid e del suo staff, in grado di reinventarsi immediatamente, offensivamente, con la perdita di Hill, che non è stato sostituito come tipologia, e ha imposto a Mahomes di guidare un attacco che poggia sempre sulle sue intuizioni, ma che genera molti meno big play e/o yard dopo la ricezione.

Per restare all’attacco, bello sottolineare come i due TD (di Toney e di Moore) siano arrivati sostanzialmente sullo stesso schema, con l’uomo in motion che poi torna sui suoi passi, dove la secondaria di Phila è andata in completa confusione (Slay male) e che allo stesso modo quella debolezza era stata mostrata in regular season da Doug Pederson con i Jaguars (ex Phila ed ex Reid).

A Kansas City è mancato molto Chris Jones, quasi mai nel vivo dell’azione e del backfield avversario, ma in compenso le gambe di Mahomes sono state fondamentali, nonostante la caviglia, per punire una difesa che forse non se lo aspetta così “sano” da questo punto di vista.

Per restare ai coaching staff ora Philadelphia dovrebbe perdere l’OC Steichen (si vocifera nuovo HC dei Colts). Sarà una perdita molto importante per Sirianni e per Hurts, che però verosimilmente riuscirà a mantenere il nucleo di giocatori principali (forse anche il centro Kelce) per poter ripartire da una base comunque solida su cui si sono poggiati molti dei successi del 2022.

Lato Chiefs in ottica futura c’è poco da aggiungere: sono la vera dinastia di quest’ultimo lustro. Continueranno ad essere lì e andranno a caccia di un back to back che ormai manca da tanti anni in NFL (2004-2005, Patriots, Belichick, Brady).

azazelli

Da giovane registravo su VHS tutte le finali di atletica, mondiali ed olimpiadi, poi m'hanno cancellato il record di Donovan Bailey con Beautiful e mi sono dato al download. Vivo di sport, cerco di scriverne.

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