Tour de France 2015 – Analisi del percorso

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Passano gli anni, cambiano le mode e i corridori da favorire, ma qualcosa rimane: il percorso del Tour lascia sempre un po’ d’amaro in bocca. Perché non è vero che, come dicono spesso i commentatori RAI, solo in Italia ci sono certe strade, certi colli, certi mangia e bevi per rendere ogni tappa uno spettacolo unico. Anche in Francia ci sono. Solo che gli organizzatori non li usano. Sempre le solite 4 montagne (bello l’Alpe d’Huez, ma se me lo propini ogni due anni mi rompo anche un po’ il cazzo), i filotti di rotonde col campo di grano sullo sfondo, la tappa con arrivo a Gap. Adesso gli è venuta la fissa del pavé, dopo che per anni se n’erano completamente scordati.

E va bene che vogliono favorire gli scalatori di casa, ma un Tour con soli 14 km di cronometro individuale semplicemente non è un Tour. Senza parlare della crono a squadre di quasi 30 km alla nona tappa. Dopo il pavé, dopo la consueta orgia di cadute e ritiri della prima settimana, dopo che insomma un sacco di gente potrebbe essersene già andata a casa. A’ Prudhomme ma che cazzo fai? Tra muri, falsipiani e amenità varie, sono 11 gli arrivi in salita di questa edizione. Roba che manco alla Vuelta. Speriamo sia l’ultima volta.

Tappa 1, Utrecht – Utrecht (Cronoprologo, 13,8 km)Sabato 4 Luglio

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La prima maglia gialla del Tour 2015 si assegna in Olanda con una breve cronometro. Sono quasi 14 km completamente pianeggianti in un circuito cittadino. Il che vuol dire tante curve, alcune anche tecniche. Favoriti i soliti noti. Tra gli uomini di classifica non più di 30 secondi di distacco. Difficoltà: ***

Tappa 2, Utrecht – Zélande (Pianeggiante, 166 km)Domenica 5 Luglio

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Più che il profilo, di questa tappa conta la mappa. Perché se è vero che non c’è un metro di salita, va detto che gli ultimi 50 km sono interamente esposti al vento, molti addirittura su lunghi ponti tra le isole. Occhio alle previsioni perché le possibilità di ventagli sono molto concrete. E se uno fora nel momento sbagliato, addio Tour. Difficoltà: *** se c’è vento, * se non ce n’è

Tappa 3, Anvers – Huy (Mur de Huy) (Collinare, 159.5 km)Lunedì 6 Luglio

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La terza frazione si svolge interamente in territorio belga ed è un omaggio alle Ardenne. Tappa breve e relativamente semplice nei primi 100 km, ma nervosa nel finale. Ci sono tre Côte che assegnano punti per la maglia a pois, qualche strappo interessante e le consuete strade molto strette. L’arrivo è quello classico della Freccia Vallone sul Muro di Huy.

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E’ un arrivo per scalatori veri, con pendenze ben sopra il 10% per oltre un chilometro. Impossibile fare distacchi, ma uno come Valverde, se non ha perso troppo tempo nel prologo, può già puntare alla maglia. Difficioltà: ***

Tappa 4, Seraing – Cambrai (Pianeggiante, 223.5 km)Martedì 7 Luglio

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Come l’anno scorso, il pavé arriva presto per sparigliare il mazzo. Il primo tratto di questa tappa molto lunga si svolge in territorio belga ed è semplice. A quasi 120 km dal traguardo il primo tratto su pietre, poi ancora un po’ di calma prima di attraversare la frontiera e prepararsi agli ultimi durissimi 50 km. I tratti in pavé sono sei, posti a intervalli regolari ed è verosimile che gli specialisti vadano subito a tutta per fare selezione e vincere la tappa. Chi è in grado di stare con loro guadagna tempo sugli avversari per la generale.

Sarà interessante anche valutare gli ordini di scuderia, per capire quanti uomini da pietre potranno davvero fare la loro corsa e quanti invece dovranno correre al servizio dei rispettivi capitani per la classifica. L’anno scorso Vincenzo Nibali fece un numero leggendario e impresse il marchio su un Tour che poi avrebbe dominato. Aspettatevi uno scenario simile in caso di pioggia, mentre qualora il cielo fosse sereno, i distacchi saranno contenuti. Difficoltà: ****

Tappa 5, Arras Communauté Urbaine – Amiens Métropole (Pianeggiante, 189.5 km)Mercoledì 8 Luglio

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Non lasciatevi confondere dal profilo, questa è una tappa per velocisti, anche perché le occasioni per i Cavendish e i Greipel di questo mondo non saranno tante. Difficoltà: *

Tappa 6, Abbeville – Le Havre (Pianeggiante, 191.5 km)Giovedì 9 Luglio

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Questa invece è più interessante, non tanto per i tre risibili GPM di quarta categoria sparsi sul percorso, quanto per un finale insidioso. C’è quasi 1 km al 7% prima dei 500 metri finali sostanzialmente in pianura. Ci si può provare con una sparata da finisseur o aspettando la volata finale. Troppo dura per i velocisti puri, ma non escluderei gente come Sagan o Kristoff. Tra gli italiani occhio a Cimolai. Difficoltà: **

Tappa 7,  Livarot – Fougères (Pianeggiante, 190.5 km)Venerdì 10 Luglio

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Altra tappa per velocisti, l’ultima della prima settimana, e potenzialmente anche l’ultima prima dei Campi Elisi. Qualche falsopiano qua e là per far andar via la fuga, ma tutto facilmente controllabile. Difficoltà: *

Tappa 8, Rennes – Mûr-de-Bretagne (Collinare, 181.5 km)Sabato 11 Luglio

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Di nuovo un arrivo adatto ai puncher, stavolta sul Muro di Bretagne. La tappa non è particolarmente complessa, malgrado ci sia qualche strappo specie nella parte centrale. Gli ultimi 2 km sono quelli decisivi, il primo molto duro, il secondo quasi in falsopiano. I nomi dovrebbero essere i soliti: Sagan, Valverde, Matthews, Kwiatkowski, ecc. Difficoltà: ***

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Tappa 9, Vannes – Plumelec (Cronometro a squadre, 28 km)Domenica 12 Luglio

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Adesso qualcuno mi deve spiegare il senso di sta cacata di crono a squadre alla fine della prima settimana di un grande giro. Fosse almeno breve e pianeggiante potrei capire, ma sono quasi 30 km e pure duri, con due falsipiani nel mezzo e una salita vera per chiudere. Salita che sarà molto difficile da interpretare, perché bisognerà fare un ritmo adatto a non staccare i gregari più stanchi, senza però perdere troppo tempo.

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Ammesso e non concesso che le squadre arrivino tutte più o meno in salute alla partenza, il che sarebbe un evento prodigioso e probabilmente mai successo, questo è un percorso che farebbe comunque distacchi pesanti, tagliando fuori qualcuno dalla lotta per la maglia gialla. A me risulta che il ciclismo sia uno sport individuale. Il ruolo della squadra è importante, certo, ma non è che se corri nella squadra con pochi soldi devi partire con due minuti di handicap in classifica. Le uniche crono a squadre belle sono quelle che vengono annullate. Difficoltà: ****

RiposoLunedì 13 Luglio

Tappa 10, Tarbes – La Pierre-Saint-Martin (Montagna, 167 km)Martedì 14 Luglio

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Subito dopo il giorno di riposo c’è il primo vero arrivo in salita di questo Tour, che apre la tre giorni sui Pirenei con la speranza degli organizzatori che nel giorno della festa nazionale sia un loro connazionale a festeggiare. Al di là del percorso resta la collocazione molto critica per i corridori, con alcuni di loro che patiscono proprio il primo giorno di corsa dopo il riposo. La tappa è sostanzialmente pianeggiante fino ai -24, quando comincia il dolce falsopiano che porta alle pendici di La Pierre-Saint-Martin.10 bis

Sono 15 km e spicci oltre il 7%. La prima parte è dura e regolare, ma sono i 3 km centrali quelli più tosti, con pendenze medie vicine al 10%. Se uno sta bene, deve provare a fare la differenza lì, perché gli ultimi 5 km sono abbastanza dolci e difficilmente ci si può levare qualcuno di ruota. Distacchi ce ne saranno, ma penso non esagerati, a meno di giornata storte. Di sicuro i big proveranno a lasciare il primo segno concreto sulla corsa. Difficoltà: ****

Tappa 11, Pau – Cauterets (Vallée de Saint-Savin) (Montagna, 188 km)Mercoledì 15 Luglio

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Difficile interpretare questa tappa, potrebbe dare spettacolo come deludere profondamente. Ben sei GPM sul percorso, quasi 3000 metri di dislivello complessivo e la sensazione che si possa anche provare l’impresa. I primi 100 km serviranno a far andar via la fuga, poi arrivano i 12 km al 6,5% dell’Aspin. Difficile che qualcuno si muova qui, ma serviranno a far legna. Ai -60 la primadonna di questa frazione: il Tourmalet.

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Questa è una salita leggendaria, lunghissima e traditrice. Parte molto piano, ma tolti i primi 6 km si sta costantemente sopra l’8% con picchi anche in doppia cifra. Al Tour di norma si corre per non perdere e si aspetta l’ultima salita, ma se il Giro ci ha insegnato qualcosa, è probabile che qualche coraggioso ci provi già da qui.

Il problema è che, dalla vetta, per andare al traguardo mancano ancora 40 km. I primi 25 sono di discesa abbastanza tecnica per cui è possibile tenere il gruppo a distanza, poi però ne arrivano una decina in valle e i 6 km finali di salita dolce verso Cauterets. Per provare l’impresa bisogna o avere un gregario davanti o far esplodere completamente la corsa a metà Tourmalet. Non impossibile, ma considerando la tappa dura del giorno dopo, molti preferiranno andare di conserva. Difficoltà: *****

Tappa 12, Lannemezan – Plateau de Beille (Montagna, 195 km)Giovedì 16 Luglio

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Terza giornata consecutiva in montagna, e qui qualche cotta arriva per forza. Quasi 200 km e 4 GPM molto duri per quella che è sicuramente la tappa regina dei Pirenei, e forse anche la più dura di tutto il Tour. Questa è una giornata da fughe vere, magari con dentro qualche corridore importante che prova a rientrare in classifica dopo aver perso terreno nei giorni precedenti. Si comincia col Portet d’Aspet (4,3 km al 9,7%), subito dopo arriva il Col de la Core (14 km al 5,7%), poi il Port de Lers (13 km al 6%) che termina a 50 km dal traguardo. Ce ne vogliono ancora più di 30 per imboccare l’ultima ascesa di giornata.

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Salita relativamente nuova per il Tour, che l’ha scoperta nel 1998, quando vinse Marco Pantani. Sono quasi 16 km all’8% che non danno tregua, regolari e spezza gambe. Vuoi per le fatiche dei giorni precedenti, vuoi per la durezza della frazione, qui il gruppo di disgrega subito e restano i migliori a giocarsela. Possibile che qualche fuggitivo sopravviva alla rincorsa, ma dietro sarà battaglia. Chi non sta bene oggi può dire addio alla maglia gialla. Difficoltà: *****

Tappa 13, Muret – Rodez (Collinare, 198.5 km)Venerdì 17 Luglio

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Tanta pianura nella prima metà, ma vari colli nella seconda. Le squadre saranno stremate, per cui è molto probabile che arrivi la fuga. Etixx, Orica e Lotto proveranno a tenerla cucita, ma non è detto basti. Difficoltà: **

Tappa 14, Rodez – Mende (Montagna, 178.5 km)Sabato 18 Luglio

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Più la guardo e più questa mi sembra una tappa adatta a qualche colpo di mano. Nulla da segnalare nei primi 140 km, ma poi nell’ordine arrivano i 9 km al 6% del Sauveterre, discesa abbastanza tecnica, lo strappo di Chabrits che potrebbe fare da trampolino di lancio e il finale durissimo di Mende.

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Meglio prenderlo davanti questo muro perché da dietro è molto difficile rinvenire. E’ sempre duro ma il chilometro centrale è davvero terribile, con pendenze costantemente sopra il 13%. L’ingresso a Mende invece è in pianura. Sembra un arrivo perfetto per Valverde, o comunque per un arrivo in volata da gruppo molto ristretto. Qualcuno potrebbe provarci prima però. Difficoltà: ***

Tappa 15, Mende – Valence (Collinare, 183 km)Domenica 19 Luglio

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Dipende molto da quanti uomini hanno ancora a disposizione le squadre dei velocisti e dalle loro condizioni. In teoria la si può controllare, ma l’Escrinet a 55 km dal traguardo non è un ostacolo facile da superare. Giocherei due euro sulla fuga. Difficoltà: **

Tappa 16, Bourg-de-Péage – Gap (Montagna, 201 km)Lunedì 20 Luglio

16Il Tour non si ferma di lunedì com’è consuetudine, e anzi butta dentro il primo assaggio di Alpi, con il tradizionale arrivo a Gap. Il percorso è simile a quello del 2013, con la variante del Col de Cabre ai -70. Allora vinse Rui Costa, che staccò tutti i compagni di fuga sul Manse e arrivò da solo. Verosimile uno scenario con fuga molto numerosa e qualche corridore di alto livello uscito di classifica che prova a vincere la tappa. Attenzione a possibili attacchi di Nibali, Bardet e Contador in discesa, specie se costretti a recuperare terreno nella generale. Difficoltà: ***

RiposoMartedì 21 Luglio

Tappa 17, Digne-les-Bains – Pra Loup (Montagna, 161 km)Mercoledì 22 Luglio

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Dopo il giorno di riposo, una frazione disegnata alla perfezione, tra l’altro già vista al Giro del Delfinato. Nei primi 100 km ci sono due colli di terza categoria e uno di seconda. Chi non ha recuperato bene ieri comincia ad andare in acido già da qui ed è meglio che accenda un cero sul manubrio. Ai -50 comincia l’infinito falsopiano che poi si trasforma nell’ascesa del Col d’Allos. E’ la classica salita da Tour: lunghissima, molto semplice all’inizio, ma che tende a imbastardirsi nel finale.

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Gli ultimi 6 km stanno sopra al 7% di pendenza media. La discesa che segue è una delle più tecniche che abbia visto in un Grande Giro recente. Al Delfinato Bardet partì a 500 metri dalla vetta per poi fare un numero incredibile in picchiata verso Pont-du-Fau e arrivare all’imbocco dell’ultima salita con 1’20” di vantaggio. Questa è una discesa in cui si possono fare distacchi enormi se si ha voglia di rischiare, e a questo punto del Tour è quasi sicuro che ci sia gente che ne ha bisogno. E non c’è squadra che tenga, se si arriva agli ultimi 6 km con un bel ventaggio si va al traguardo. Se poi ci fosse asfalto bagnato, aspettatevi il degenero. Difficoltà: *****

https://youtu.be/zBCXnoBEYA4?t=34m35s

Tappa 18, Gap – Saint-Jean-de-Maurienne (Montagna, 186.5 km)Giovedì 23 Luglio

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Altra frazione dal profilo accattivante con ben 5 GPM nei primi 80 km. Servono a far andar via la fuga di giornata, che ha buone chance di arrivare. Il Glandon comincia a circa 60 km dal traguardo. E’ una salita di 21 km, ma molto irregolare. Ci sono strappi al 10%, seguiti da tratti in falsopiano o addirittura in discesa. Non mi aspetto che i big si muovano perché fare la differenza è complicato, specie se chi ha la maglia può stare coperto dietro al suo treno. La discesa successiva è però interessante, e se uno ha mangiato pane e coraggio a colazione può provare a fare il numero da qui, anche perché di pianura in valle ce n’è pochissima.

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Se per caso vi siete chiesti quale sia la meravigliosa salita nella foto all’inizio di questo articolo, beh, sono i Lacets de Montvernier. Oltre che spettacolare, è anche piuttosto dura con quei 3 km oltre l’8%. Dalla vetta mancano solo 10 km all’arrivo, per cui se si scollina in solitaria bisogna mettere il 53×19 e non voltarsi. Non so se smuove la classifica, ma di sicuro ci divertiamo. Difficoltà: ****

Tappa 19,  Saint-Jean-de-Maurienne – La Toussuire, Les Sybelles (Montagna, 138 km)Venerdì 24 Luglio

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Terribile frazione di alta montagna, con 2 GPM di prima categoria, uno di seconda e un hors categorie. Può venirne fuori qualsiasi cosa, dai tentativi di impresa alle noiose processioni nel più classico stile Tour. Pronti via l’inedita salita di Chaussy, poi 30 km di pianura e si arriva al Croix de Fer, che è il Glandon scalato da un altro versante. Sono quasi 23 km al 7% e da qui al traguardo non c’è più un metro di pianura. Chi ne ha deve metter la squadra davanti e fare selezione, e magari provarci in prima persona sul successivo Col du Mollard. Dalla vetta mancano 35 km al traguardo, i primi 15 sono in discesa poi si attacca La Toussuire.

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Il tratto più duro è quello iniziale, poi va su regolare per un bel pezzo, mentre nel finale è un po’ a scalini. Chi vuole guadagnare terreno, se non ci ha pensato prima, deve andare a tutta fin dall’inizio. E’ una tappa molto breve, ragione in più per non lasciarsi scoraggiare e provare a far saltare il banco, anche perché le opportunità per guadagnare posizioni in classifica sono ormai pochissime. Difficoltà: *****

Tappa 20, Modane Valfréjus – Alpe d’Huez (Montagna, 110.5 km)Sabato 25 Luglio

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Dovevano esserci Telegraph e Galibier, ma una recente frana impedisce di passarci, quindi si ritorna sul Croix de Fer per la terza volta, dal terzo versante diverso. Il Tour ama le sue salite e vuole metterle in mostra, però qui si esagera un po’ onestamente. La tappa, che era già brutta nel disegno iniziale, è diventata proprio orrenda. Brevissima e interamente al servizio dell’Alpe, non stimola attacchi da lontano ed è un doloroso anticlimax rispetto al crescendo dei giorni precedenti.

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L’Alpe d’Huez è il Tour de France. Ventotto gli arrivi di tappa che ha ospitato dal 1952 ad oggi, e ci hanno vinto tanti campioni. La salita penso la conosciate: sono 21 tornanti, non regolarissimi ma quasi sempre molto duri. Il record di ascesa appartiene a Marco Pantani e non penso verrà più battuto. Qui finisce il Tour, quindi via le borracce e buttare il cuore per strada. Difficoltà: ****

Tappa 21, èvres – Grand Paris Seine Ouest – Paris, Champs-Élysées (Pianeggiante, 109.5 km)Domenica 26 Luglio

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Champagne per i vincitori, sorrisi alla telecamera e magari un Vinokourov che attacca a 5 km dai Campi Elisi e va al traguardo. Ah, si è ritirato? Mi sa che guardo le repliche di Italiani made in China. Difficoltà: *

NB. Qui trovate l’analisi sui partecipanti

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24 risposte

  1. Nic ha detto:

    Totale disaccordo: percorso più bello degli ultimi 25 anni.
    “La tappa, che era già brutta nel disegno iniziale, è diventata proprio orrenda. Brevissima e interamente al servizio dell’Alpe, non stimola attacchi da lontano ed è un doloroso anticlimax rispetto al crescendo dei giorni precedenti”…nel 2011 nella stessa tappa (percorso originale) i big sono partiti a 100 km dall’arrivo…e io sul divano me la sono fatta addosso dall’emozione 🙂
    Nic

    • mattialuchetta ha detto:

      Sarebbe stato un bel percorso, ma la crono a squadre alla nona tappa taglierà fuori un sacco di corridori per demeriti non loro. E questo è un torto troppo grande da perdonare a un’organizzazione di professionisti.

      E continuo a pensare che la tappa dell’Alpe sia orrenda. Ogni tappa può essere entusiasmante se i corridori decidono di farla a tutta, ma questo non ne rende il disegno bello a prescindere.

  2. azazelli ha detto:

    Io non sarei così duro con il percorso in generale: però in effetti ha 2 3 macchie non da poco, imho hanno esagerato senza senso con gli arrivi in salita e/o con rampe “tanto per”. La tappa dell’Alpe d’Huez convince poco anche me, poi magari i corridori la metteranno a ferro e fuoco, ma pare proprio un “…e l’alpe non ce la vuoi mettere?!”. Lo schifo della crono a squadre così tecnica piazzata a metà corsa è ingiustificabile, quasi quanto l’assenza di una crono individuale seria. C’è forse il parco partecipanti (di cui parleremo a giorni) più completo degli ultimi anni e più incerto, non si può dire la stessa cosa del percorso che è un po’ monco o comunque squilibrato. Di solito questi “errori” nei tracciati li fanno italiani o soprattutto spagnoli. Comunque son sicuro che ci divertiremo.

    • salsadinuvole85 ha detto:

      Mah..devo essere sincero mi sembra veramente troppo duro il tuo commento…veniamo da dozzine di Tour negli ultimi 25 anni spianati per i cronomen,se ora ci sono più scalatori in corsa non vedo il motivo perchè non possa essere proposto un Tour con queste caratteristiche…Condivido il discorso sulle solite montagne,bisogna aggiornarsi…non condivido il discorso del pavè…bisogna essere competitivi su qualunque terreno
      Ad ogni modo sono sicuro che questo Tour sarà un esperimento che difficilmente verrà riproposto,quindi godiamocelo fino in fondo!!

  3. GIOVANNI ha detto:

    Salve sono di Assisi, essendo un tifosissimo di Nibali, ma del ciclismo in genere, nella sesta tappa Nibali è stato tirato giù dal tedesco Martin che si è spostato all’improvviso sulla destra facendo cadere un ciclista che a sua volta ha fatto cadere Nibali. Non c’è una regola che punisce chi causa un incidente, come nella formula uno?

    • azazelli ha detto:

      Credo sia un incidente di percorso quindi non ci si può “lamentare”…se uno butta giù un avversario volutamente ovviamente viene cacciato dalla corsa, in teoria c’è la possibilità di squalifica anche solo a togliere le mani dal manubrio e toccare un avversario in volata…qua è stata solo sfiga. Può capitare.

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